22. La sede dell'ordine professionale sta dove era una bettola in cui il vino si consumava nel mezzo a memoria, lì spesso si sedeva ad un tavolo una signora abile nel predirre il futuro. A quel tempo io ero infarcito di sogni che mi facevano sentire un grande artista, ricercavo i modelli in ambienti immaginati simili alla Parigi dell'impressionismo.
Mi affascinava l'ambiente pieno di fumo, mi piaceva assistere alle “divinazioni” di chi aveva fantasia da vendere e la sapeva vendere bene. Mi divertivano i volti contenti di chi aveva ricevuto un responso felice per il suo futuro: lei assicurava a tutti un avvenire stupendo.
Ascoltare l'aridità del moderno che ha saputo trasformare un grande mestiere in consumo normato mi obbliga ad intervenire nella discussione: «Non mi interessa progettare gabbie per polli da ingrasso, mi piacerebbe progettare persone che sappiano cercare nella fantasia il piacere d'esistere».
Racconto lo spazio e la donna che sapeva il futuro, mi disse una sera che sarei diventato un uomo difficile perché non sapevo accettare la normalità come metodo per consumare la vita.
Agli architetti sfugge che progettare è proposta politica, la forma della città non deve seguire le imposizioni del mercato che ignora il progresso come figlio dell'arte, la forma della città penso sia racchiusa nelle profezie di una donna che “divinava” in una bettola impregnata di fumo chiamata San Luigi non si sa bene perché.
Giuseppe Galimberti
Disegni per raccontare il pensiero di un'epoca
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