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Marisa Cecchetti. “Il morso” di Simona Lo Iacono
31 Maggio 2017
 
Simona Lo Iacono

Il morso

Neri Pozza, 2017, pp. 240, € 16,50

 

A un anno di distanza dal romanzo Le streghe di Lenzavacche, selezionato tra i dodici finalisti al premio Strega, Simona Lo Iacono, magistrato siracusano, ci trascina in una nuova avventura nelle terre di Sicilia, a Palermo.

Un incipit datato 1861 crea i prerequisiti per la curiosità e preannuncia situazioni drammatiche. Si tratta di un donna costretta a fare la serva, da tutti ritenuta pazza perché vittima di attacchi di epilessia, malattia allora sconosciuta e quindi spaventosa, demoniaca. Lei ha sperimentato “il fatto” in momenti di estrema tensione emotiva, questa sofferenza le ha portato una sensibilità profonda ed una maturità precoce, quelle di chi ha già messo piede in un oltre sconosciuto.

Lucia la “babba” sa leggere grazie agli insegnamenti della nonna, ed anche questo è un fatto eccezionale per i tempi, ha un senso profondo del bene e del male, non è disposta a soffocare il senso di rispetto per se stessa, nonostante gli inviti della madre a lasciarsi andare quando ciò possa portare profitto.

Mandata nel 1847, a sedici anni, a servizio nella nobile famiglia Ramacca, preceduta dalla sua fama di pazza, destinata a saziare la fame infinita di sesso del Conte figlio, veloce nell’adattarsi senza tuttavia mai chiedere nessuna spiegazione sul suo destino, morde una mano al Conte figlio nel momento in cui lui sta per metterle le mani addosso. Il morso – vero e proprio perno strutturale – stimola ancor più la voglia dell’uomo non abituato a tali reazioni da parte delle sue tantissime prostitute, e questo porta ad un nuovo episodio di importanza determinante, come uno spartiacque tra il prima e il dopo: un attacco epilettico davanti agli occhi del Conte figlio, che trasforma il corpo di Lucia, come se le fosse entrato il diavolo nelle carni, e sconvolge il giovane Conte. Personaggio comunque drammatico il Conte figlio, che cerca inutilmente nel sesso di colmare bisogni umani più profondi, di attenuare le sue malinconie e le sue paure più ghignanti.

Intanto arriva il 1848, anno di rivoluzioni in Europa ed in Italia. In Sicilia Rosolino Pilo e Giuseppe La Masa hanno preparato una insurrezione popolare contro il governo Borbonico, proprio nel giorno in cui Palermo festeggia il compleanno di Federico II, il 12 gennaio, in modo che la confusione della festa distragga da quella della rivolta.

La vicenda di Lucia la “babba”, personaggio realmente esistito, che la Lo Iacono ha rappresentato epilettica perché necessario alla struttura del romanzo, si intreccia non solo a quella del Conte figlio, ma anche a quella del Conte padre, che per lungo tratto è considerato malato e incapace ormai di parlare. Si intreccia a quella della famiglia Ramacca, ma anche a quella degli altrettanto blasonati Agliata, ed allo stesso tempo con i detenuti politici del carcere dello Steri, dove Lucia viene mandata per portare messaggi segreti a sua insaputa. E per questo si intreccia con la rivoluzione stessa.

È una figura complessa e completa quella di Lucia la “babba”, che desta ammirazione e com-passione, una donna capace di provare tenerezza a mostrare attenzione al diverso, di fare delle scelte di libertà quando si sente tradita. Solo per amore baratta il suo corpo mai toccato da nessuno con la libertà della persona amata, e ne subisce le conseguenze. Femmina emancipata e bellissima, nel medioevo sarebbe stata destinata al rogo, a Palermo è destinata alla casa dei pazzi.

Una miriade di sfruttati, di servi, di castrati, di figure deformi, ruota intorno alla nobiltà; ai quartieri popolari e ai mercati carichi di odori, di grida, di gente che appare in tutto la sua miseria e rabbia, si contrappongono agli eccessi delle corti, dove i servi vivono solo per soddisfare i vizi e le richieste dei padroni, servi che sono strumenti piegati per necessità al potere, cose, mai persone, ancora inconsapevoli dei propri diritti. Il richiamo della libertà contagia tuttavia anche le case nobiliari.

La Lo Iacono sorprende con aperture insolite ogni volta che prevale un sentimento vero. Allora anche le creature più disprezzate possono riconquistare la loro dignità, allo stesso tempo diventare una guida verso una vita più autentica per chi ha cercato di colmare il bisogno di amore in modo sbagliato.

 

Marisa Cecchetti


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