Nella nostra scuola essere un insegnante ben laureato sembra non sia più sufficiente. Oltre al superamento degli esami, per l'ingresso nella professione, è necessario possedere un complemento di efficienza che possiamo chiamare perfezione. Una dote desiderata e disattesa. È questa una delle tesi di Filippo Pergola che nel suo libro Un insegnante quasi perfetto i temi caldi della relazione educativa, sospesa tra ascolto e indifferenza. Il sapere deve coniugarsi con lfessere per stabilire una comunicazione di fiducia e di aiuto.
Intorno alla relazione tra docente, allievo, classe, genitori si aprono pensieri e discussioni che cercano di riaccendere il senso dell'educare, nonostante difficoltà e disorientamenti.
Dare parole all'emozione e sentire l'affettività che unisce rappresentano momenti di generazione di un sapere che guarda all'uomo intero, un uomo capace di conoscersi e di creare insieme agli altri la società del benessere e dell'armonia.
Le vie del cambiamento sono molte e le possibilità di farcela sono reali, per questo le scienze umanistiche e dell'educazione tornano a riflettere sul valore dell'esistere. La sfida alla costruzione di una propria identità richiede processi di formazione caratterizzati da contesti di gioia e di accoglienza.
Se ne discute il 22 maggio 2017 dalle 9 alle 19 presso la Biblioteca della Camera dei Deputati a Roma nell'XI Convegno dell'Associazione di Psicoanalisi della Educativa A.P.R.E. (Sandra Chistolini)
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