Firenze – C’era la festa degli Alpini e la ministra della Difesa, Roberta Pinotti, forse per non doversi limitare a svolgere il proprio ruolo istituzionale per ricordare la cosiddette gloriose presenze puniche degli Alpini nel secolo scorso, ha pensato che fosse bene dare un proprio contributo politico ed umano: il servizio civile obbligatorio. E le ha fatto eco il capo di Stato Maggiore dell’Esercito, generale Claudio Graziano. Scartata, per il momento, una qualche voglia di ritorno al servizio militare obbligatorio, voglia che, invece, non è marginale in alcuni nostri partner europei.
Domanda: ma perché un giovane dovrebbe sottoporsi a questa obbligatorietà?
Secondo ministra e generale la vita di un giovane che ha appena finto la scuola dell’obbligo, sarebbe dello Stato.
A noi sembra balzana l’idea che a proporre questo obbligo siano istituzioni militari e non civili… forse è un servizio civile che serve ai miliari o che li sostituisce in qualche loro funzione? C’è qualcosa che non ci torna, oppure non abbiamo capito niente del servizio civile, mentre per le nostre istituzioni militari continua, come era nel secolo scorso fino alla fine dell’obbligo del servizio militare, un’alternativa alla ferma obbligatoria, alternativa gestita dalle stesse strutture militari. Comunque, non crediamo che siamo rimasti indietro o disinformati, ma solo che Pinotti e Graziano abbiamo solo espresso opinioni al di fuori del loro ambito di competenza, senza accorgersene perché probabilmente sono rimasti con la testa al secolo scorso.
Ma siamo sicuri che la vita di un giovane appartenga allo Stato? Era così quando c’era l’obbligo del servizio militare anche negli Stati democratici, e così è in quegli Stati che hanno sistemi democratici traballanti o discutibili rispetto al nostro modello (cosiddetto Occidente).
Nelle democrazie moderne il principio base è la libertà del cittadino individuo, lo Stato servizio, l’economia di mercato. Se invece leviamo questa libertà di scelta, torniamo allo Stato nazione, alla patria; e di conseguenza: economia nazionale e monopolista, identità etnica e razziale come pilastro… cioè tutto quello che ha distrutto il mondo nei secoli scorsi e che ha avuto la massima espressione nel nazismo e nel fascismo del secolo scorso.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc