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Marcovaldo a Cuba
ph. Domitilla
ph. Domitilla 
14 Maggio 2017
 

CITTÀ

Meglio dal basso che dall'alto. Guar­dare dal settimo piano quel Pa­tri­mo­nio mondiale dell'Umanità costituito da Habana Vieja significa vedere un ammasso informe di cemento, case fatiscenti e semidiroccate, che ricordano vagamente il casco historico dei secoli passati. A chi crede che Fidel, beninteso senza volerlo, sia stato un grande “conservatore”, va fatto notare che senza investimenti e quindi senza manutenzione e restauro non si salva alcunché. Se nella capitale l'impegno della società statale Habaguanex pare abbia dato buoni risultati con i grandi alberghi storici e il recupero di spazi per alcuni progetti sociali, basta uscire, mica poi tanto, dalle vie turistiche principali per trovare condizioni abitative miserevoli. In provincia poi le cose peggiorano. A Cienfuegos, cittadina disposta attorno ad una splendida baia, tolte le due zone più caratteristiche rappresentate dal centro intorno a Parque Martí e Punta Gorda, si assiste ad una singolare reinterpretazione moderna dell'architettura coloniale: le tipiche rejas (grate di metallo) sono così inutilmente proliferate da far sembrare molte case, già di puro cemento e con tettoie in amianto, delle prigioni. A Trinidad basta percorrere calle Maceo, la via principale, sino all'estremità est o ovest per veder finire l'acciottolato ed essere avvolti da miasmi originati da liquami, immondizia, depositi improvvisati di materiali vari; per non parlare, alle pendici del Cerro de la Vigia, dei resti del settecentesco Eremo de Nuestra Senora de la Candelaria de la Popa, sorretti da una struttura in legno, che sembrano in procinto di essere fagocitati da un nuovo albergo di lusso.

 

MUSEI

Già sono di per sé spesso tetri, noiosi e deprimenti ma a Cuba, di questi aspetti, ne hanno fatto proprio un'arte. Il Museo dalla Rivoluzione della capitale, alloggiato all'ultimo piano (consiglierei di spostarlo in basso, prima che crolli) dell'ormai fatiscente ex Palazzo Presidenziale, rappresenta il trionfo della retorica di regime con schioppi, pistole e giacche insanguinate che ricostruiscono le gesta dei Castro Brothers & C. nella Sierra Maestra. Ma la vera perla sta dietro, nel parchetto all'aperto che raccoglie i giocattoli di famiglia: l'aeroplano, il trattore travestito da carro armato (curiosamente sembra quello usato dai separatisti veneti per la presa del campanile di Venezia) e soprattutto – al centro, sotto teca vetrata e sorveglianza continua di due militari – il Granma, che essendo uno yacht fa pensare più ad un consono strumento di fuga dall'isola (per quello è presidiato?) che all'inestimabile mezzo da sbarco anti-Batista. A Santa Clara poi il culto di regime del Che credo che farebbe incazzare anche l'interessato: da una parte l'enorme statua di cemento dell'argentino e penoso mausoleo (manco fosse un faraone), dall'altra alcuni vagoni del treno blindato e la ruspa gialla usata per farlo deragliare, da cui ti aspetti che si affacci Salvini.

 

MARE

In passato sono stato a Baracoa e a Maria La Gorda, estremità orientale e occidentale dell'isola, ma mai a Varadero. Questa volta ho pensato bene di sperimentare un metà popolare cubana come Playa Giron, nota al mondo come Baia dei Porci, teatro di un disastroso tentativo di sbarco compiuto nel 1961 dall'amministrazione Kennedy per rovesciare il castrismo. Peccato che il polveroso e miserevole paese sia tenuto a distanza dal mare da un albergo statale in stile sovietico che occupa alcuni chilometri di costa, peraltro con un centinaio di bungalow di cemento in disuso. Certo, qui il mare caraibico è bello, ma i punti di accesso o sono a pagamento (con i soliti penosi servizi statali) oppure senza alcuna struttura che consenta di passare una giornata di relax.

 

BUROCRAZIA

Andate a cambiare i vostri euro alla Cadeca (Casa de Cambio) all'ora di punta se volete passare lì i migliori anni della vostra vita! In alternativa c'è la banca ma, sappiate, che, come in altri Paesi latinoamericani, anch'essa è avvolta da un alone di sacralità: è presidiata da un custode in divisa che lascia entrare solo le persone strettamente necessarie, per poi fare un'altra coda in attesa di essere ammesse al cospetto dello sportellista. La coda, comunque, è la quinta essenza della vita a Cuba: dovrebbe stare nel vessillo nazionale. Quella più famosa è per gustarsi un gelato da Coppelia e a Santiago ne ho vista una tale che ho pensato ci fosse un nuovo assalto alla Moncada. “Chi es ultimo?” è l'espressione che si usa per individuare il tapino che ci precede nell'immancabile coda. Ce ne sono per tutti i gusti: al ristorante, al bar, alla Casa dell'elettrico per la lampadina, al Mercado agropecuario per le patate e l'ultima moda è l'Etecsa ovvero l'impresa di comunicazioni. A cinque dollari l'ora, la connessione a internet un tempo se la potevano permettere solo gli stranieri, ora c'è la ressa dei cubani.

 

CULTURA

Il tasso di alfabetizzazione a Cuba risulta essere del 99,8%, ma la cultura di un popolo ovviamente è altra cosa. Mi è capitato, per due volte, di essere a Santa Clara in occasione della Fiera del Libro: in Parque Vidal, cuore della città, vengono allestiti gazebo per l'esposizione e vendita, rigorosamente inaccessibili ai non addetti e non è detto che i preziosi tomi siano lungo il perimetro dei costituiti fortini. Laddove invece c'era chi si era avvalso di un locale sulla piazza, il divieto di ingresso riguardava chiunque avesse una borsa, non sia mai che qualcuno artatamente sottraesse un bene dello Stato. Quanto alle librerie che ho avuto modo di vedere, la quantità e la qualità dei testi proposti (fra cui una pila di copie di un volume sicuramente pregevole sul nostro Gramsci) mi ha fatto pensare solo alla necessità di fornire un finto stipendio a dei finti lavoratori. Per dire, non ho visto un solo libro di Alejo Carpentier, grande interprete della corrente letteraria latinoamericana del realismo magico e autore dello straordinario El siglo de las luces, dove la parabola di Victor Hugues, da rivoluzionario francese di fine settecento a dittatore della Guadalupa, potrebbe essere letta come riferita ad altri… Alla Necropolis Cristobal Colon, uno dei più grandi cimiteri del continente, la condizione della sua tomba potrebbe far pensare che qualcuno, dopo la sua morte nel 1980, se ne sia accorto… Ecco, meglio che nei musei, consiglio una passeggiata in questo spazio consacrato dove si trova anche il sepolcro del leader del Partito Ortodosso, Eduardo Chibas, che a sostegno della sua campagna contro la corruzione del regime di Batista, nel 1951, arrivò a suicidarsi in diretta nel corso di una trasmissione radiofonica (ahimè, pare, durante la pubblicità).

 

TRASPORTI

Volete comprare un biglietto dell'autobus alla stazione Viazul dell'Avana? Ci sono due modi: o vi fate una coda di almeno una mezz'oretta oppure vi guardate in giro in cerca di “qualcuno” che presta discretamente i propri “servizi prioritari”: dovrete poi recarvi in bagno assieme al “facilitatore” per consentirgli di copiare i vostri dati dal passaporto, quindi ve la sbrigherete in pochi minuti, pagando naturalmente (anche se non vi viene detto prima) circa un terzo in più della tariffa ufficiale. A Sancti Spiritus invece non c'è coda e per di più la prenotazione è immediata, sulla parola: “domani, un'ora prima della partenza, venga da me” dice l'impiegato dietro lo sportello; mi allontano stupito e fiducioso, ma prima di andarmene (giusto per ricordarmene) scatto una foto dello zelante funzionario ed ecco che quello mi raggiunge dicendo che il computer ha ripreso a funzionare e quindi può farmi la prenotazione come da procedura. In realtà, lì come altrove, tutto ciò che non viene registrato, se lo spartiscono gli addetti ai lavori: a fronte di un finto stipendio, l'arte di arrangiarsi ha raggiunto vette ineguagliabili e non è un caso che i due verbi più frequenti nel lessico nazionale siano conseguir e resolver.

 

MANGIARE/DIETA

Sebbene la guida Lonely Planet scriva di una avvenuta rivoluzione culinaria, la mia modesta impressione è che Cuba rimane il Paese ideale per chi vuole perdere peso. Tanto per cominciare, nei ristoranti più quotati, o ci andate agli orari (indegni) degli ospedalizzati oppure vi fate un'oretta di coda (mica si può prenotare). Ad esempio, Los Nardos, semi privato club asturiano, è considerato un ritrovo obbligato dei buongustai dove, in altri tempi, mi sono lietamente dondolato sull'altalena all'ingresso in attesa di accomodarmi al tavolo per mangiare un piatto di formaggi costituito da una sottiletta tagliata elegantemente in modi diversi. Certo, oggi sarà pure diverso, ma la lunga, costante e penosa coda nel portico di fronte al Capitolio – usata a mo' di insegna – scoraggia chiunque non si senta in dovere di andare dove vanno tutti. E che dire dell'ottima birra artigianale de La Factoria in plaza Vieja: se avrete molta pazienza riuscirete ad assaggiarla, ma non sperate di sfamarvi, poiché l'unica cosa che hanno veramente (nonostante in lista ci sia altro) sono gli spiedini, se non se li mangia tutti il cuoco grigliatore. Non rimane che la Casa del Queso, quasi un'apparizione miracolosa, molto carina, senza ressa ma… anche senza birra! Penserete che sono troppo esigente ma provate a chiedere, ad un qualsiasi ristoratore statale, un panino con formaggio e probabilmente vi risponderanno che è disponibile solo con anche il jamon.

 

Ora che il Coma-andante Fidel se ne è andato, è rimasto solo Raul quale erede di una dinastia convintamente statalista fra le più longeve. Non sarà con le sue timide riforme che l'isola potrà uscire da “lo stadio più alto del sottosviluppo” – come argutamente H.M. Enzenberger definì sinteticamente il comunismo – anche se quest'ultimo è già da tempo scomparso dalla storia.

 

Marcovaldo

 

 

P.S. Se andate a Cuba rifuggite dalla Lonely Planet, oppure vi troverete in coda con emeriti minchia persino per bere qualcosa nel bar che si fregia di non aver mai ospitato Hemingway.


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