Ieri Matteo Renzi ha nettamente vinto le primarie del PD.
Comparendo alla fine della serata su La7 ha fatto un discorso non sublime, ma nemmeno vendicativo o ingiurioso, e si è fatto riprendere vistosamente circondato dalle donne e dalle elettrici del suo partito. In ciò è stato unico tra i candidati alle primarie e anche tra i giornalisti e la redazione de La7 per tutta la serata.
Dunque un riconoscimento al contributo che le donne hanno dato e, dal momento che ha usato un paio di volte il linguaggio inclusivo verso le donne e gli uomini, a questa luce bisogna leggere il resto che ha proposto, cioè una Grande Coalizione e una nuova attenzione all’Europa.
La Grande Coalizione si direbbe piuttosto “sociale” che fatta di partiti e la nuova attenzione all’Europa deve tenere conto di importanti questioni politiche.
Noi dei Comitati per la Difesa e l’Attuazione della Costituzione dobbiamo ora – credo – chiedere che nella legge elettorale che le Camere voteranno sia inclusa la “clausola di non sopraffazione di genere”, cioè quella misura promozionale che dovrebbe consentire di riequilibrare la rappresentanza dal punto di vista di genere. Come è noto, tale clausola fu introdotta dalle donne norvegesi nel loro ordinamento elettorale e consiste nel fatto che nessuna lista può essere ammessa se contiene meno del 40% di appartenenti a un genere e più del 60% di appartenenti all’altro. Quanto alla nuova attenzione all’Europa, noi dei Comitati abbiamo dichiarato di essere favorevoli all’Europa dei Popoli, non degli Stati, e dunque ci dobbiamo dedicare a definire sia le forme e le caratteristiche dell’esercizio della sovranità popolare, che quelle della sovranità nazionale.
Quest’ultima, che trova riferimento nella seconda parte dell’articolo 11 Costituzione, non è per l’affermazione assoluta ed esclusiva o prioritaria della sovranità nazionale, dei “sacri confini”, del “prima gli Italiani”, bensì per una riduzione concordata e reciproca delle varie sovranità nazionali.
Rimanendo pari, se non peggiorando, la pericolosità internazionale fino al rischio di guerra, rimanendo intatta la crisi strutturale, globale e ormai – credo – finale del capitalismo, tutti i massimi problemi restano senza soluzione e ci converrà ricordare che ci troviamo per la seconda volta in un breve volgere di decenni in una situazione pre-rivoluzionaria alla quale rispondere tenendo conto delle riflessioni fin qui depositate in materia: ricordo la “malattia infantile dell’estremismo” (secondo Lenin) e la proposta di rivoluzione come “sciopero generale a oltranza da parte delle masse che nello scioperare costruiscono, non uno nuovo Stato, bensì la «nuova società»” secondo quanto, con straordinario acume politico, scrisse poco prima di essere assassinata in carcere Rosa Luxembourg.
Lidia Menapace