Si avvicina il Natale, per eccellenza l’evento più atteso e festeggiato dai bambini, con canti, doni e buoni propositi. Il Natale viene celebrato ogni anno nel mondo in modi differenti a seconda delle nazioni e delle culture. Oltre che per l’aspetto religioso questa ricorrenza è significativa in quanto ormai connaturata nelle tradizioni di molti popoli. Questo è il periodo nel quale “tutti” si sentono più buoni, o dovrebbero, e la magia dell’atmosfera natalizia avvolge tutto come d’incanto. Il messaggio del Natale è universale e resiste al tempo, all’indifferenza di un mondo laico, all’ostilità di certi “atei” e di una società che ha smarrito il senso del rispetto. Una crisi del Natale, a dire il vero, si avverte da diversi anni, dal periodo d’oro del consumismo, durante il quale la gente era più dedita all’aspetto esteriore dei pranzi e dei regali, dando meno peso al valore religioso. Oggi, in piena “emergenza interculturale” si sente maggiormente la necessità di riaffermare la propria identità culturale, minata da quanti credendo di mostrarsi aperti verso il nuovo depauperando la nostra tradizione.
Ricordo il mio Natale da bambina. Ho ancora negli occhi le recite a scuola, la S. Messa, il pranzo con i familiari, l’attesa… A Fusine, dove ho trascorso l’infanzia, la mattina del 25 dicembre per le vie del paese passa “Babbo Natale”, su un carretto pieno di balocchi per i bambini trainato da un asino, con al seguito alcuni suonatori. Sono queste semplici cose che rimangono impresse nella mente e nel cuore di ognuno per tutta la vita e che mi piacerebbe potessero vivere tutti i bambini, religiosi e non. Il rispetto passa anche attraverso la condivisione di momenti ai quali magari attribuire significati diversi, ma che proprio perché appartengono alla nostra cultura dobbiamo riscoprire nella loro autenticità.
Paola Mara De Maestri
(da 'l Gazetin, dicembre 2006)