18. Ho letto il trattato sull'economia Valtellinese ma mi trovo sull'altra sponda del pensiero economico, una statua altissima di cemento armato con un drappo di seta sulle braccia mi piacerebbe esistesse all'ingresso della valle, la seta che danza seguendo la carezza del vento, la donna magnifica che sa interpretare l'essenza di questa valle è per me la forma dell'economia possibile che troppi chiamano utopia. Il vero progetto scava proprio nell'utopia per trarne il reale in essa sempre presente. All'ingresso della valle l'urbanista ha sistemato uno svincolo stradale, supermercati e stalle, casucce col tetto di coppo anticato a seguire l'estetica normata, ogni comune ha sistemato lungo la statale 38 l'idea del moderno che urbanisti e architetti hanno proposto per non essere definiti “provinciali”, io giudico un complimento essere chiamato “provinciale”, mi offenderebbe essere definito “Archistar” da chi pensa che la metropoli possa ancora essere il “motore del progresso”.
I gelsi in valle un tempo erano tanti. I bozzoli di seta erano lavorati in filande oggi divenute scuole o complessi immobiliari dipinti d'azzurro, il baco da seta serviva ai vecchi per non sentirsi inutili, le donne conoscevano l'importanza di questo tessuto per un vestitino da indossare ballando il ciarleston alla festa di capodanno. Il mio progettare ha sempre privilegiato l'idea che un luogo richiede il progetto a lui congeniale: due mulini a vento con vele di tela bianca e rotori in legno scuro li avevo pensati per sollevare l'acqua per la piazza liquida da realizzare in un quartiere popolare chiamato “la Piastra”. Una valle d'acqua forse era giusto la sapesse usare per essere economia senza “rapina”.
Giuseppe Galimberti
Illustrazione. La seta è leggera, l'urbanistica dovrebbe imitarla.
Disegni per raccontare il pensiero di un'epoca
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