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Marco Perduca. 20 aprile, una sveglia per il Parlamento 
Ad un anno dall’inizio della campagna di raccolta firme per la legge di iniziativa popolare per la regolamentazione legale della cannabis
19 Aprile 2017
 

Il 12 aprile scorso, il Consiglio comunale di Firenze ha adottato una mozione nella quale si invita il Parlamento a proseguire con la legalizzazione della cannabis: 24 i favorevoli, cinque i contrari e un astenuto. Proporzioni simili a quelle della Camera, eppure l’iter è bloccato. Anche a Palermo, Napoli, Torino, Genova, Parma e Reggio Emilia si sono registrate simili dichiarazioni antiproibizioniste.

Il 20 aprile è la giornata mondiale della marijuana. Il 20 aprile è anche il giorno in cui l’anno scorso fu lanciata la raccolta firme per promuovere una proposta di legge d’iniziativa popolare per legalizzare la produzione, il consumo e il commercio della cannabis e suoi derivati. L’11 novembre del 2016 oltre 67.000 firme sono state consegnate alla Camera dei Deputati, di queste quasi 60.000 entro i sei mesi previsti dalla legge. Da allora non si ha notizia sul conteggio dei certificati elettorali e perché il supporto tecnologico utilizzato abbia rallentato le operazioni. Eppure siamo invasi dalla propaganda sull’informatizzazione della pubblica amministrazione, eppure in Italia esiste un’Agenzia per l’Italia digitale, che interpellata si dichiarò incompetente; invece le firme per le iniziative dei cittadini europei a sostegno di raccomandazioni per la Commissione Europea possono essere raccolte direttamente online!

Il silenzio sulle droghe caratterizza anche il Governo. A oggi nessuno si è preoccupato di rispondere all’appello lanciato a febbraio scorso da varie associazioni (A Buon Diritto, Antigone, l’Associazione Luca Coscioni, la CGIL, la Coalizione Italiana Libertà e Diritti Civili, il Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza, la Comunità di San Benedetto al Porto di Genova, Forum Droghe, la FP CGIL, la Rete italiana per la Riduzione del Danno, La Società della Ragione, LegacoopSociali, LILA, Possibile e Radicali Italiani) che chiede di assegnare la delega in materia di sostanze e dipendenze, convocare la conferenza nazionale sulle droghe prevista dalla legge, e disattesa da otto anni, avviare un ripensamento dei servizi per le dipendenze coinvolgendo l’utenza e la società civile all’interno del quadro dei livelli essenziali di assistenza puntando a promuovere la riduzione del danno come pilastro per gli interventi socio-sanitari in tema di droghe. In merito alla cannabis terapeutica le associazioni chiedono di adeguare la produzione dello Stabilimento farmaceutico militare di Firenze alle reali esigenze dei malati del nostro paese e di dare impulso alla prescrivibilità della cannabis poiché utile, secondo la più recente letteratura scientifica, nella cura di un numero di patologie sempre più ampio. Inoltre si chiede di dare piena attuazione agli impegni assunti ad aprile scorso all’Assemblea generale dell’ONU sulle droghe.

Per quel che riguarda la cannabis non a fini medico-scientifici, l’appello invita il governo a «facilitare il percorso di discussione parlamentare delle numerose proposte di legge sulla cannabis, a partire da quella dell’inter-gruppo per la cannabis legale e da quella di iniziativa popolare depositata a novembre scorso, e di discutere una revisione generale del Testo Unico sugli stupefacenti che ormai risale a 27 anni fa».

Sicuramente si tratta di un vasto programma, ma altrettanto sicuramente di un programma che gode di ampie maggioranze nel Palazzo e nel Paese. Nell’attesa della difficile conta di favorevoli e contrari alle riforme di leggi e politiche in materia di sostanze stupefacenti, almeno quella dei certificati elettorali potrebbe essere facilmente guadagnata.

Se la Presidente Boldrini sollecitasse gli uffici per garantire le libertà civili e i diritti?

 

Marco Perduca

(da il Manifesto, 19 aprile 2017)


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