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Vetrina/ Waad Janbi. Il futuro è femmina 
Traduzione e adattamento di Maria G. Di Rienzo
07 Aprile 2017
 

IL FUTURO È FEMMINA

 

Io so che tipo di ragazzo sei.

So dove stai andando e che sentiero sceglierai.

Perché è facile distinguere maschi come te.

Tu sei il ragazzo che era solito tirarmi la treccia e rovesciare succo di mirtilli sui miei vestiti –

lo stesso ragazzo che mi ha detto, quando ho compiuto 15 anni, che mi amava da quando ne avevamo cinque.

Tu sei l’uomo equivoco alla tv

che parla di donne con arroganza e ci ordina di vestire modestamente,

altrimenti i nostri corpi saranno recipienti per il suo sperma.

Tu sei, sicuramente, il guardiano della mia scuola.

La sua bacchetta non lascia mai la sua mano e non manca mai le nostre cosce.

Io so che tipo di maschio sei.

Se una donna respinge il tuo approccio verso di lei,

tu diventi pazzo e la accusi di adulterio.

Anche se lei ha fatto proprio il contrario.

Tu ti assicuri che comprare prodotti che dicono di essere “solo per uomini”.

Ecco quanto è fragile la tua mascolinità.

Tu sei il giovanotto che mi ha detto di non aver mai conosciuto una donna con la mia integrità e indipendenza –

e poi mi hai chiesto di cucinare per vedere se potevi sposarmi.

Tu sei il vecchio che sbircia le mogli di altri

ma mette catene alle porte per le proprie figlie.

Io so che tipo di uomini siete.

Ma voi non sapete che tipo di donna sono io.

Non mi avete ancora incontrata.

E forse tu stai stringendo una bionda tinta, con la faccia coperta di trucco.

La stai tenendo, ma i tuoi occhi stanno seguendo

una brunetta con labbra che sono il doppio di quelle normali.

E forse, dopo aver fottuto entrambe

ti posi all’angolo per fottere la tua sigaretta

e forse qualche libro che farà di te un genio

e ti permetterà di collezionare altre donne come loro nel tuo contenitore di cuori.

Non mi hai ancora incontrata.

E quando lo farai, non sarai attratto

dal mio corpo rozzo e non in forma

o dal mio taglio di capelli “da ragazzo”.

Il mio trucco da cinque minuti non ti farà girare la testa.

Non mi guarderai due volte quando ti passerò accanto.

Le tue sopracciglia si alzeranno in segno di disapprovazione

quando sentirai la mia stramba risata.

E ti chiederei perché mi incastro da sola non appena comincio a parlare.

Sarai confuso da una donna mediorientale che è fiera dei suoi difetti

e che discute liberamente della fascinazione e attrazione che prova per il suo genere.

Apprezzerai tua madre, la tradizionalista conservatrice, quando mi sentirai lodare altre culture e criticare il nostro mondo arabo.

Quando mi incontrerai, ti chiederai perché ci sono donne come me, al mondo.

Donne che sono fatte d’acciaio.

Donne che mangiano con le mani e non rifiutano mai il dessert.

Donne che gridano per i loro diritti e l’eguaglianza.

Donne che preferiscono leggere invece di passare ore in cucina.

Donne che ondeggiano al suono della musica e non attendono il tuo applauso.

Donne che salgono sugli aerei con una piccola borsa – in essa c’è qualche abito e un mucchio di libri.

Donne come me, che disturbano la bilancia mondiale e la rovinano.

E quando infine mi incontri, e non intendo quando mi vedi e quando ci scambiamo frasi di cortesia:

quando mi incontri e ascolti quel che ho da dire.

Quando percepisci i miei pensieri e vedi oltre la mia apparenza che ti confonde.

Quando scopri che la tua anima si muove al suono della mia musica contro la tua volontà.

Quando la mia canzone raggiunge quella parte abbandonata della tua mente.

Quando rispondo solo con una smorfia al tuo complimento pacchiano.

Quando i tuoi tentativi di ballare con me falliscono.

Quando capisci che non conoscevi la vera bellezza sino a che non mi hai incontrata.

Quando mi incontrerai in questo modo, mi adorerai.

Amerai il mio estremismo espresso nella musica, nei miei scopi, nei miei principi radicali,

amerai il modo in cui porto i capelli corti e colorati, e la mia preferenza per i vestiti neri.

Il caos riempirà la tua vita.

Odierai tutte le donne che sono cadute nelle tue trappole.

Maledirai tua madre, perché ti aveva detto che le donne forti sono un mito o una vergogna.

E quando mi incontrerai, dopo tutto questo, io non sarò capace di differenziarti dagli altri.

Come vedi, io so che tipo di ragazzo sei.

Ma tu non sai che tipo di donna sono io.

E questo è il motivo per cui tu perdi sempre con me, e io ti sconfiggo sempre.

Solo che la vita non è una gara, e fino a che non siamo entrambi certi di questo,

tu devi solo spostarti e lasciarmi passare.

 

 

 

“The future is female”, di Waad Janbi, marzo 2017, trad. Maria G. Di Rienzo. Waad è una giovane femminista saudita che sta studiando filmografia negli Usa. Dopo aver partecipato alla Marcia delle Donne il 21 gennaio scorso, ha eseguito un montaggio di immagini della protesta su cui scorre questa sua poesia, scritta anni fa: «Quando ho marciato per i diritti delle donne era la prima volta in cui marciavo per qualcosa, in assoluto. E vedere tutte quelle donne, estranee con differenti retroscena, unirsi per una causa mi ha dato la sensazione che la mia poesia non raccontasse solo la mia storia, che non si trattava solo di me, ma di tutte le donne che potevano collegarsi in modo o nell’altro alla mia storia. Il senso di potere che ho provato durante la manifestazione mi fa desiderare che altre lo provino. Poiché scrivo poesia e sto studiano come creare film, mi è sembrato che entrambi fossero gli attrezzi giusti per farlo». In calce condividiamo da YouTube il lavoro di Waad, “Spoken Word – The future is female – Women March 2017”.


(da Lunanuvola's Blog, 6 aprile 2017)

 

 

 


 
 
 
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