Carlo Cassola, lo scrittore partigiano (combatté nelle Brigate Garibaldi) che osò illuminare anche i “lati grigi” della Resistenza (La ragazza di Bube va letta anche in questo senso), è celebrato in questi giorni dalle istituzioni, con un comitato ufficiale del Ministero della Cultura, nel centenario della nascita, il 17 marzo 2017 a Roma. Morì poi il 29 gennaio del 1987 a Montecarlo di Lucca, dove si era ritirato a vivere.
Cassola è stato il “padre” del disarmo unilaterale in Italia, come idea e come campagna politica. Ed anche come organizzazione, la Lega per il disarmo unilaterale, che ancora oggi promuove l'obiezione fiscale alle spese militari. E il gesto “culturale” di questa idea di “fare il primo passo nella direzione giusta” fa ancora vivo tra noi Carlo Cassola. Di lui ci resta il suo insegnamento chiaro e forte, che va dritto al punto: ci ammonisce che il militare TUTTO è nocivo e che la guerra è la faccia violenta di una realtà violenta e che, se non la togliamo di mezzo, non potremo avviarci a cambiare la realtà presente, che è, in gran parte, una realtà militare.
Le idee antimilitariste di Cassola – è la mia convinzione, la convinzione di tanti – sono già servite, oggi, a far nascere, in parte, altre idee sulle quali i pacifisti e i nonviolenti stanno attualmente lavorando. Una di queste è, mi pare, l’idea della difesa nonviolenta e dei corpi civili di pace, l’altra è liberarsi come PRIORITÀ DELLE PRIORITÀ dal rischio atomico. A New York forse già quest'anno in una conferenza ONU (che il governo italiano aveva votato poi rimangiandosi il SÌ) riusciremo a mettere fuori legge gli ordigni nucleari, allo stesso modo delle armi chimiche e biologiche.
Ed è giusto ricordarlo oggi che, su questi temi, mi sentirei di dire anche su suggerimento di Carlo Cassola, è la società civile che, pur ignorandolo, scende in campo in difesa della vita, messa in pericolo, ovunque sul pianeta, dalla violenza e dal militare. In special modo dal nucleare, che anche se spacciato per civile è essenzialmente in funzione militare.
Credo utile citare queste sue parole, tratte da La rivoluzione disarmista, che mi appaiono oggi decisamente attuali:
«Basterebbe che un solo popolo si ribellasse al ricatto della difesa (e della sovranità armata degli Stati nazionali, ndr) per mettere in crisi il militarismo dappertutto. Patriotticamente mi auguro che questo popolo più intelligente degli altri sia il mio. (….) Chi non capisce che è questo il terreno dello scontro decisivo tra progresso e reazione , tra civiltà e barbarie, è di destra, anche se si proclama di sinistra. In altre parole, o la sinistra vince la battaglia per la pace, o non avrà un’occasione di farsi valere, perché il mondo salterà in aria».
L’antimilitarismo e l'internazionalismo sostenuti da Cassola sono ancora, purtroppo, una lotta attuale e saranno ancora di più la lotta di domani. Per questo, credo che sia giusto che noi, disarmisti “esigenti”, obiettori alle spese militari, amiche ed amici della nonviolenza, si ricordi Carlo Cassola come l’antimilitarista difensore della vita, il cantore dell’esistenza comune, il compagno generoso con il quale siamo orgogliosi di aver fatto un pezzo di strada insieme.
Alfonso Navarra
segreteria della Lega per il disarmo unilaterale