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Noi Siamo Chiesa appoggia il progetto di legge sul fine vita 
Ma non la pos­si­bi­le 'obiezione di coscienza' da parte del personale sanitario
13 Marzo 2017
 

Finalmente la Camera riprende a discutere di fine vita dopo che fu abbandonato nel novembre del 2011 il progetto Calabrò che Noi Siamo Chiesa giudicò negativamente perché raccoglieva la volontà di rivincita degli ambienti più clericali e conservatori dopo la conclusione della vicenda di Eluana Englaro nel febbraio 2009.

Riflettere sul fine vita significa essere consapevoli dei tanti valori in discussione, dei limiti che qualsiasi buona legge ha nell’occuparsi del momento finale dell’esistenza di ogni persona con la sua coscienza, con i suoi dubbi o con le sue certezze. Nel documento allegato (qui on line, ndr) Noi Siamo Chiesa esprime dei punti di vista su queste questioni di fondo.

Ciò premesso, Noi Siamo Chiesa ritiene che l’attuale progetto di legge costituisce un vero passo in avanti. Viene bene normato il consenso informato del malato, con richiamo all’art. 32 della Costituzione, vengono definite le Disposizioni anticipate di Trattamento (DAT) e viene previsto il nuovo istituto della “Pianificazione condivisa delle cure”. Noi Siamo Chiesa ritiene che la decisione ultima sulla propria malattia e sulle sue terapie debba essere del malato. Ciò è ben affermato dal ddl che però cade in palese contraddizione quando al comma 7 dell’art. 1 punta a ridare al medico un ruolo ultimo sulla base della sua deontologia professionale, introducendo in tal modo una specie di obiezione di coscienza non formalizzata, che riteniamo inaccettabile e che viene sponsorizzata da una parte del personale sanitario.

La nutrizione e l’idratazione artificiali devono essere lasciate –ci sembra– alla libera decisione del malato e non devono essere considerate sempre come un sostegno vitale obbligatorio, come pretendono molti medici che ritengono questa la questione principale della legge.

L’eutanasia con tutte le sue difficili problematiche, non è oggetto di questo progetto di legge. In relazione alle discussioni di questi giorni pensiamo che debba sempre essere forte e rilevante la compassione e la misericordia per ogni scelta di coscienza, coerente o no con le opzioni di principio che si possono sostenere e che questo atteggiamento potrebbe avere conseguenze nel campo del diritto e soprattutto nel rifiuto di ogni stigmatizzazione morale per scelte fatte in un campo così delicato.

 

Noi siamo Chiesa


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