Giovedì , 21 Novembre 2024
VIGNETTA della SETTIMANA
Esercente l'attività editoriale
Realizzazione ed housing
BLOG
MACROLIBRARSI.IT
RICERCA
SU TUTTO IL SITO
TellusFolio > Nave Terra > Oblò cubano
 
Share on Facebook Share on Twitter Share on Linkedin Delicious
Virgilio Piñera. Come ho vissuto e come sono morto (1956)
13 Marzo 2017
 

Ho vissuto, salvo alcune soddisfazioni di tono minore, come un miserabile. Un miserabile è un essere umano il cui sedere è sempre a disposizione di tutti i piedi; assolutamente di tutti i piedi, compresi gli stessi piedi dei miserabili. Un dettaglio curioso: se un giudice o un giornalista mi chiedesse quale animale ho visto di più in vita mia, gli direi senza esitazione che è lo scarafaggio. Più che cani e gatti, animali che sempre vincerebbero in un concorso sui compagni dell'uomo. E ho giurato, in uno di quei rari giorni in cui il mio stomaco era pieno, che se per un colpo di fortuna riuscissi a nobilitare la mia vita, nel mio scudo comparirebbe un magnifico scarafaggio d'oro in campo azzurro... Eppure, odio profondo, concentrato; odio fatto di gemiti e sospiri dovrei avere per questi animali. Passava un altro anno di vita e la miseria progrediva, allo stesso modo gli scarafaggi si facevano più numerosi intorno a me. E come alcuni, a fine anno, sono gratificati con denaro, azioni, regali, palazzi e persino donne, il mio regalo, le mie azioni, i miei dividendi erano gli scarafaggi. Ricordo specialmente una fine d'anno, persino più miserabile di altre, durante la quale entrando nella mia stanza, prostrato fino allo sfinimento (venivo da una di quelle riunioni pasquali di impiegati di quinta categoria), uno sciame di scarafaggi, mentre accendevo la luce, uscì fuori svolazzando in ogni direzione, come quel pubblico che prorompe in applausi mentre passa il suo caro sovrano... Perdonatemi, ma non posso omettere di menzionare questi animali. Inoltre, se non parlo degli scarafaggi, di cosa posso parlare? Gli scarafaggi sono stati muti testimoni dei miei lamenti, della mia fame, dei miei fallimenti, dei miei terrori. Perché uno esce, può incontrare un amico e raccontargli la sua fame; vedere un cugino e chiedergli un peso in prestito; arrivare, dopo inenarrabili tribolazioni, persino alla tavola di un ministro e implorare alcune briciole, ma l'amico, il cugino o il ministro non sono muti testimoni della nostra vita. Loro ci sono in quel momento, gli scarafaggi per sempre.

Al principio, voglio dire, negli anni in cui ancora l'anima poteva sperare, cercavo di sterminarli; dopo un faticoso assalto contro questi insetti, mi dicevo che tutto sarebbe cambiato, che la fortuna mi avrebbe sorriso: se non esisteva un solo scarafaggio nella mia stanza, neppure la mia vita poteva avere l'infimo valore di uno scarafaggio. Qualcuno, sicuramente, già si avvicinava alla mia porta per offrirmi la saporita polpa dell'abbondanza; udivo chiaramente i suoi passi e persino vedevo la sua mano tesa, piena di doni. Ma arrivarono, invece, quegli anni in cui solo si odono i rumori sinistri di uno stomaco vuoto; fu allora che smisi di sterminarli, compresi che erano parte di me, che il resto del mondo mi risultava pura apparenza e loro l'unica realtà. Tutto mi sfuggiva meno gli scarafaggi; si imposero così fermamente che cominciai a vedere ali di scarafaggio al posto delle braccia delle persone e zampe invece delle gambe. La cosa finì in catastrofe il giorno in cui dissi a un signore che mi aveva appena regalato un abito usato: “Dio gliene renda merito, scarafaggio...”. Mi sentii sprofondare. Corsi nella mia stanza e mi chiusi dentro. Decisi di non uscire più per strada. Ero perduto: se vedevo il mondo come un enorme scarafaggio, che cosa potevo sperare dai miei simili? Non si è mai sentito di uno scarafaggio che abbia fatto qualcosa di costruttivo; al contrario, divorano tutto quel che trovano nei paraggi. Quindi, perché continuare a lottare... Dopo pochi giorni stavo morendo. Ma questo fatto non cambiò minimamente le cose: gli scarafaggi proseguirono fedelmente andando e venendo, svolazzando, diffondendo il loro odore nauseabondo, facendo quel rumore orrendo con le loro ali, e siccome la mia prostrazione si accentuava sempre di più, cominciarono a posarsi sul mio corpo; al principio, timidi, dopo più audaci, divorando pezzetti di tela in attesa di qualcosa di meglio; una falange avvisava l'altra, e, in una breve illuminazione dei miei sensi, percepii il loro peso tremendo, come un'armatura sopra le mie ossa. Sarà azzardato pensare che la giustizia, abbattendo la mia porta, avrà lanciato un grido di stupore contemplando lo scarafaggio più grande sulla faccia della terra?

 

 

(Da: Virgilio Piñera, Cuentos fríos, 1956)

Traduzione di Gordiano Lupi


Articoli correlati

  Patrizia Garofalo. Ricordo di Virgilio Piñera
  Gordiano Lupi. Un poeta di nome Virgilio
  Virgilio Piñera. Unión indestructible
  Yoani Sánchez. Soluzioni
  Poesie di Virgilio Piñera: Le Furie
  Rafael Alcides. Appunti per un discorso per i 100 anni di Virgilio Piñera
  Lezama Lima e Virgilio Piñera, due scrittori per un destino
  Virgilio Piñera. Due o tre segreti, Parole di giovane (1978)
  Virgilio Piñera. Il poeta di bronzo (1978)
  Virgilio Piñera. Reversibilità (1978)
  Virgilio Piñera. El cubo / Il secchio
  Il giorno di Hugo Chávez e di Virgilio Piñera
  Virgilio Piñera. Grafomanía
  Ángel Santiesteban. Il triste centenario di Virgilio Piñera
  Virgilio Piñera. Il parco (1944)
  Gordiano Lupi: L’Avana secondo Virgilio Piñera
  Virgilio Piñera. Nel Gatto Torto (1967)
  Virgilio Piñera. Il ballo (1944)
  Gordiano Lupi. Il regime cubano riabilita Cabrera Infante
  Virgilio Piñera. Discorso contro la vasca da bagno non incassata (1962)
  Virgilio Piñera. La battaglia (1944)
  Virgilio Piñera. La isla en peso (1943)
  Cuba. Omofobia e ragion di Stato
  Il Foglio TV. Aprile non è crudele con i libri
  Virgilio Piñera. L’album (1944)
  Virgilio Piñera. Tra il freddo e il caldo (1959)
  Virgilio Piñera. Progetto per un sogno (1944)
  Virgilio Piñera. Canto funebre per la morte del Principe Fuminaro Konoye (1946)
  Virgilio Piñera. La decorazione (1956)
  Cuba libre era solo un cocktail
  Il peso di un’isola. Opera poetica di Virgilio Piñera
  Gianni Minà racconta Cuba
  Virgilio Piñera. Il negozio (1944)
  Gordiano Lupi. Il centenario di Virgilio Piñera
  Virgilio Piñera. Le nozze (1944)
  Karla Suárez. La viaggiatrice
  Altre poesie di Virgilio Piñera
  Il fantasma di Yoani Sánchez alla fiera di Torino
  Virgilio Piñera. Una desnudez salvadora
  Virgilio Piñera. Colui che venne a salvarmi (1967)
 
 
 
Commenti
Lascia un commentoNessun commento da leggere
 
Indietro      Home Page
STRUMENTI
Versione stampabile
Gli articoli più letti
Invia questo articolo
INTERVENTI dei LETTORI
Un'area interamente dedicata agli interventi dei lettori
SONDAGGIO
TURCHIA NELL'UNIONE EUROPEA?

 70.7%
NO
 29.3%

  vota
  presentazione
  altri sondaggi
RICERCA nel SITO



Agende e Calendari

Archeologia e Storia

Attualità e temi sociali

Bambini e adolescenti

Bioarchitettura

CD / Musica

Cospirazionismo e misteri

Cucina e alimentazione

Discipline orientali

Esoterismo

Fate, Gnomi, Elfi, Folletti

I nostri Amici Animali

Letture

Maestri spirituali

Massaggi e Trattamenti

Migliorare se stessi

Paranormale

Patologie & Malattie

PNL

Psicologia

Religione

Rimedi Naturali

Scienza

Sessualità

Spiritualità

UFO

Vacanze Alternative

TELLUSfolio - Supplemento telematico quotidiano di Tellus
Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
Sede legale: Via Fontana, 11 - 23017 MORBEGNO - Tel. +39 0342 610861 - C.F./P.IVA 01022920142 - REA SO-77208 privacy policy