12. Mi diverte ascoltare chi ancora è convinto che l'urbanistica si possa chiamare scienza, per me nulla è più assurdo di questo mestiere che ha disegnato sul territorio l'immagine della cretinità che, forse, è l'immagine vera di questo moderno. Dai piani regolatori si doveva passare ai piani di governo del territorio: al tavolo bianco dell'ordine consiglieri seriosi discutevano sui significati della legge 12. Io non condivido nulla ma proprio nulla di quello che il nostro mestiere sta interpretando per esser moderno, a me fa quasi paura ascoltare le teorie che pongono l'uomo al centro degli interessi territoriali senza accettare che l'uomo è un semplice componente di una realtà che di lui non sa cosa farsene, ero sceso dalla montagna per partecipare ad una delle tante riunioni dell'ordine, da anni ne facevo parte e da anni cercavo di proporre un modo diverso di affrontare un mestiere che, a mio avviso, richiede persone che conoscano l'arte e la poesia per saper poi usare la tecnica in modo corretto. L'architettura è la prima fra le arti perché è forma che può insegnare a vivere, la forma della nostra modernità è per me la sua negazione, propone scale di vetro e cucine come sale operatorie, l'architetto pensa di essere originale disegnando funzionalità per il fisico e dimenticando che la vera funzionalità deve rivolgersi allo spirito, vuole l'aria condizionata per mantenersi a temperatura costante negando alla pelle il piacere di sentire il diverso: un cervo nel bel mezzo della strada mi aveva giusto fermato appena sopra il laghetto di Triangia, questo animale splendido che sa ben interpretare un territorio fatto di potenza della natura dovrebbe servire agli architetti a capire l'anima di un luogo. Vorrei che i consiglieri sapessero sentire il suo odore selvatico.
Giuseppe Galimberti
Disegni per raccontare il pensiero di un'epoca
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