Oggi (giovedì 9 marzo, per chi legge qui, ndr) nel I municipio di Roma Capitale è stata scritta, in una mozione del Municipio Roma I Centro a firma di Giulia Urso (PD), Nathalie Naim (Radicali Ecologisti), e Matteo Costantini (Democratici e Popolari) e votata a maggioranza, una delle pagine più nere della cultura nella storia di questa città: il divieto dell'arte di strada in tutto il centro storico. Nemmeno il fascismo più bieco, o i regimi più dispotici e retrogradi che hanno dominato la città in oltre due millenni e mezzo di vita, si erano mai sognati una cosa del genere, nella città in cui è stato prodotto il più antico documento della presenza dell'arte di strada al mondo (nella Legge delle XII tavole), nella città in cui le raffigurazioni del XVI e XVII secolo mostrano come, anche nei secoli più bui, nelle piazze erano contemporaneamente presenti i cerchi di più spettacoli di strada e la gente andava in piazza con la sedia per assistervi, nella città che ha visto il fiorire delle Atellane, della Commedia dell'arte, del Carnevale, della Laude, del Barocco, di Pasquino, dei cantastorie, del mimo, del circo di strada, dei burattinai e dei Fiori cantati al Gianicolo, una città che nel 2000 aveva realizzato la prima delibera sull'arte di strada di una grande città italiana, benedetta in Campidoglio dal giullare Dario Fo, fresco premio Nobel. Un divieto, questo, che non solo cancella la Storia e rappresenta una ferita insanabile alla socialità e alla cultura, un insulto al diritto al gioco dei bambini, e il segno di un'ignoranza arrogante che avanza, ma che lede anche i diritti fondamentali della libera espressione nei luoghi pubblici sanciti dalla Costituzione italiana e rende la nostra città sempre più buia incivile e cupa, triste, inospitale per i turisti e per chi ci vive. Non passerà questo abominio di cui i responsabili finiranno per vergognarsi fino all'ultimo dei loro giorni e la cui vergogna sarà scritta sui libri di Storia che ancora dobbiamo scrivere. Tutto questo per la pochezza di una classe politica che non ha la forza di regolamentare come doveroso un'arte di strada ferita e lasciata allo sbando dalla delibera ignominiosa del 2012, una classe politica che si muove piegata alle proprie beghe, pensando solo a farsi lo sgambetto con la controparte, che cede alla prepotenza di associazioni di residenti con pochi seguaci molto potenti, ma che non rappresentano veramente le istanze dei residenti del centro storico e, soprattutto, non pensano al bene comune della Città; basta pensare che i membri di queste associazioni vogliono che la musica, in qualsiasi sua forma e a prescindere dall'intensità dell'emissione sonora o dall'orario, sia vietata SEMPRE in prossimità di tutte le abitazioni, perché nociva – secondo loro – alla loro salute; non le automobili, non l'amianto è nocivo alla salute, ma la musica, anche la più delicata, anche quella acustica... e si dicono alcuni di loro anche, ipocritamente, ecologisti!
Meno male che Legambiente a Roma ha storicamente sostenuto in modo molto attivo l'arte di strada e le sue battaglie, considerandola fondamentale per un modello di città a misura d'uomo e non di automobile. Pochezza e vuota arroganza fanno sì che si neghino due diritti che sono di tutti i cittadini: il diritto di esprimersi nei luoghi pubblici – certo nel rispetto di tutti ma secondo Costituzione – e quello di assistere agli spettacoli e ai concerti degli artisti di strada, che sono gratuiti e per tutti, non costano una lira allo Stato, ed uniscono nell'emozione condivisa del cerchio dello spettacolo categorie di persone divise dalla vita di tutti i giorni, permettendo anche ai bambini di avere un contatto diretto con l'arte e la musica.
Con la mozione votata oggi nel I Municipio si ferisce al cuore una città che vive proprio di cultura, arte e turismo, una città che, per la sua storia, può essere considerata la capitale mondiale dell'arte di strada, e che ora si vuole ridotta invece ad un salotto senza vita alla mercé degli speculatori di turno, che certo non mancheranno di colmare questo vuoto con proposte ed iniziative che nulla avranno di popolare, non certo quanto l'arte di strada di chi si esibisce a cappello, sostenuto dalle libere offerte della gente, secondo una tradizione più che millenaria di crowdfunding dal basso ante litteram, che nella sua autenticità non lascia nessuno spazio alle speculazioni. Una cosa è certa, infatti, in una situazione di diritto nessuno ci può mangiare sulla libera arte di strada a cappello, quella frutto della creatività individuale ed originale dell'artista. Penso sia significativo, in questo senso, il fatto che, proprio per opera di una classe politica legata storicamente a mafia capitale, dal 2012 l'arte di strada a Roma sia stata lasciata allo sbando mediante la scrittura di una nuova delibera che ha sostituito quella del 2000, una nuova delibera priva di regole chiare ed eque, che ha consegnato la questione all'arbitrio, mettendo in difficoltà le forze dell'ordine, e facendo sì che, in tutti questi anni, l'arte di strada diventasse terra di nessuno, ossia dei prepotenti, di chi non rispetta regole ed orari, favorendo anche il proliferare di fenomeni di racket, come quello evidente dei finti fachiri in serie, che nulla hanno a che fare con la vera arte di strada popolare.
Ci voleva e ci vuole una regolamentazione adeguata per l'arte di strada a Roma: gli artisti di strada la stanno chiedendo invano a tutti gli amministratori dal 2012 ad oggi, ed hanno anche elaborato delle proposte scritte che sono a disposizione delle amministrazioni del territorio!! Ma ora, invece di essere adeguatamente regolamentata, l'arte di strada viene improvvisamente cancellata dal cuore della città, per la prima volta in oltre 2500 anni di Storia! Verrebbe facile dedurne che tra coloro che vogliono cancellare drasticamente la libera arte di strada, e non regolamentarla correttamente, ci sia chi possa avere un proprio interesse a mettere le mani sulle piazze e le strade del centro storico... Ma noi ci atteniamo all'orrore e all'abominio di quel che possiamo riscontrare adesso, di quel che si sta perpetrando qui ed ora, e non vogliamo nemmeno pensare a scenari futuri che sarebbero sicuramente orribili ma che siamo sicuri non passeranno. Tutto questo infatti non passerà! Non lo faremo passare.
Amiamo la nostra città e la sua dignità, e conosciamo la gioia di un bimbo che osserva un cantastorie o un giocoliere, o che osserva un musicista da vicino, conosciamo la bellezza pura della risata comune di un cerchio di persone che non si conoscono tra loro, e mai si incontreranno se non nel momento magico di uno spettacolo di clown, conosciamo l'incanto di una fisarmonica che la sera accompagna dolcemente il cammino di due innamorati o quello di una persona sola che, specchiandosi nella musica, pensa alla propria esistenza, e sappiamo bene che tutto questo è cura, è terapia, è benessere per la nostra città, certo nella misura in cui sia adeguatamente supportato da un regolamento che ne tuteli correttamente la relazione con il territorio, nel rispetto di tutti: per questo lotteremo fino in fondo con le armi del sorriso e della passione per difendere l'arte di strada a Roma e per far sì che venga adeguatamente regolamentata.
Ci appelliamo a tutta la cittadinanza romana, a tutto il mondo della cultura e dell'arte, alle associazioni ecologiste, alle accademie, alle scuole, alla nazione tutta, alla comunità internazionale, ai bambini, perfino alla Chiesa che ha benedetto l'anno scorso gli artisti di strada in udienza papale; il nostro appello varcherà tutti i confini, ed anche gli oceani, per chiamare tutti alla difesa della presenza dell'arte più genuinamente popolare nelle piazze e nelle strade di una città a tutti cara e da tutti amata: ROMA.
SIAMO TUTTI GIULLARI, e il nostro cappello ha tre punte!
Daniele Mutino, artista di strada e non di strada,
cittadino romano, che scrivo, in questo giorno di vergogna, da New York,
dove mi trovo temporaneamente per motivi artistici