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Talete di Mileto 
di Gianfranco Cordì
04 Marzo 2017
 

Pioggia alta oggi sull’Ápeiron. Sta piovendo da stamattina alle otto. Il nuovo locale del centro inaugurato sabato scorso pullula di persone che vi cercano riparo. Tra i tanti intravedo Talete di Mileto: gli offro un aperitivo ed intavolo una bella discussione con lui.

GIANFRANCO: «Cosa prendi?»

TALETE: «Una bottiglia d’acqua».

GIANFRANCO: «Ho ordinato per te questo aperitivo ma va bene una bottiglia d’acqua anche per me».

TALETE: «Stimola la diuresi!»

GIANFRANCO: «E va beh, tu tra una cosa e l’altra non dici che una parte della verità. Con l’acqua hai fatto la tua fortuna».

TALETE: «L’acqua è il principio di tutte le cose. Come è vero che oggi sta piovendo. Che cade acqua dal cielo».

GIANFRANCO: «Piano! Piano! L’acqua contenuta nella tua bottiglia è il principio del cielo, delle stelle, di me che ti sto parlando, di te che mi ascolti?»

TALETE: «Non propriamente l’acqua della mia bottiglia. Anche quella ma non solo. Vedi io ho formulato un principio metafisico. Anche se la metafisica è nata dopo che Andronico da Rodi ebbe sistemato un’opera di Aristotele dopo quella della “Fisica”, nel primo secolo avanti Cristo».

GIANFRANCO: «Quindi a rigore il tuo principio non può essere definito metafisico. La tua teoria fa acqua da tutte le parti».

TALETE: «Il mio principio, l’acqua, è un’arché. Un principio ontologico. Un principio che si erge sopra tutta la realtà e che fa emanare da sé tutta quanta la realtà. E questo principio è una specie di acqua cosmica, per questo, come vedo, la mia acqua è molto diversa da quella contenuta nella mia bottiglietta».

GIANFRANCO: «Ma l’acqua che sta piovendo dal cielo in questo momento è pur sempre acqua».

TALETE: «Tutte le cose derivano dall’acqua. Solo che l’acqua che tu vedi è una parte del grande principio metafisico che si chiama acqua».

GIANFRANCO: «Insomma vi partecipa per somiglianza».

TALETE: «O per similitudine».

GIANFRANCO: «E così anche questo bar, l’Ápeiron, è fatto di acqua. Talete, acqua in bocca, ma mi sembra che le cose forse non stanno effettivamente così».

TALETE: «Tutte le cose sono piene di divinità».

GIANFRANCO: «Una volta ammesso che Dio è l’acqua si ha che tutte le cose sono composte di acqua. Mi viene in mente la fine del Titanic».

TALETE: «Non scherzare, oh Gianfranco, c’è acqua dappertutto: non vedi come sta piovendo?»

GIANFRANCO: «Ma se io sono fatto di acqua… Insomma tu mi hai confuso, oh Talete. L’acqua è importante ma essa non risolve il problema dell’uomo e quello del cosmo».

TALETE: «Perché?»

GIANFRANCO: «Perché non mi dice niente, nell’economia della mia vita, il fatto che io sia composto di acqua. È come se tu mi dicessi: sei fatto di protoni e di neutroni. Ma questo rispetto ai problemi stringenti della mia vita non mi dice nulla».

TALETE: «Anche i problemi stringenti della tua vita sono fatti di acqua».

GIANFRANCO: «Finisci quei salatini!»

TALETE: «Non hai ancora capito? Esiste questo grande principio immateriale, l’acqua, che poi diventa l’acqua contenuta in questa bottiglietta».

GIANFRANCO: «Con le mani posso finalmente bere, acqua azzurra, acqua chiara».

TALETE: «La faccenda è chiara».

GIANFRANCO: «Insomma noi nell’acqua di questa pioggia che sta cadendo da stamattina ci vediamo il grande principio cosmico e sappiamo che ogni cosa è fatta esattamente come l’acqua contenuta nella tua bottiglietta».

TALETE: «È proprio così».

GIANFRANCO: «Insomma siamo pacificati, siamo in pace con noi stessi: tutte le nostre grandi domande sono adesso suscettibili di poter avere una risposta. Noi veniamo dall’acqua. Siamo solo acqua. E andiamo verso l’acqua».

TALETE: «Vedo che hai capito».

GIANFRANCO: «Ma che senso ha tutto questo?».

TALETE: «L’anima è una sostanza eternamente in moto e semovente».

GIANFRANCO: «Non so. Non mi hai convinto. Alla fine di questo mondo di acqua le domande fondamentali dell’uomo hanno trovato una risposta ma è una risposta parziale. Manca l’anima. Manca il fulcro stesso del problema che tu hai sollevato».

TALETE: «Sembra che anche per Talete l’anima fosse qualcosa di movente, se diceva che la calamita ha un’anima perché muove il ferro».

GIANFRANCO: «Dunque noi ci attraiamo come fa la calamita col ferro. Ci veniamo l’un altro incontro. E questo il senso della tua filosofia? Siamo fatti di acqua che attrae altra acqua! In fondo questa teoria mi ricorda Newton».

TALETE: «Noi siamo magneti. Ci sono tanti piccoli magneti sparsi nel mondo che attraggono il ferro. E sia il magnete che il ferro sono fatti d’acqua».

GIANFRANCO: «Interessante».

Una coppia con dei bambini attraversò lo spazio dove era il nostro tavolino ed uno dei bambini sbatté addosso a Talete. Il filosofo (cosa che non poteva essere ancora visto che il primo a parlare della sua professione come quella di un filosofo fu Pitagora attivo a Samo dal 570 avanti Cristo) diede una pacca sulla spalle del ragazzino.

TALETE: «Cosa ti sgomenta tanto nella mia teoria?»

GIANFRANCO: «È come se tu mi dicessi: “sai quale è lo scopo di tutta quanta la vita?” Ebbene. “Cioccolata”».

TALETE: «Non riesci a capire l’acqua?»

GIANFRANCO: «Mi verrebbe da chiedermi: “e perché sono fatto di acqua?”»

TALETE: «Tu cerchi un Dio. La mia risposta ai problemi dell’uomo è molto più semplice. Siamo come l’acqua: il mio dire è un dire poetico. Siamo un fluido che scorre, che scorre, che scorre».

La pioggia continuava a battere intensamente sull’Ápeiron.

GIANFRANCO: «Ecco perché sei caduto in un pozzo. Tu sei un poeta».

TALETE: «Io caddi in un pozzo mentre stavo filosofando e una schiava della Tracia si mise a ridere canzonandomi. Mi disse: “Tu sei così bravo a vedere le cose che stanno nel cielo ma non ti accorgi di quelle che sono in terra”».

GIANFRANCO: «Moana Pozzi».

TALETE: «Pozzi-Ginori».

GIANFRANCO: «Renato Pozzetto».

TALETE: «Sai dove avvenne questo incidente?»

GIANFRANCO: «A Pozzuoli».

TALETE: «Io non sono un poeta. Sono un filosofo che ha visto, dall’alto di una nave, un uomo in acqua».

GIANFRANCO: «E chi era questo uomo?»

TALETE: «Era qualcuno che si era perduto dietro a tutte le grandi domande che assillano la vita di ogni uomo».


 
 
 
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