Firenze – Bene, benissimo l'Avvocato Generale della Corte di Giustizia dell'UE (CGUE) che ha denunciato l'Italia per aver reso obbligatoria l'assistenza dell'avvocato nella mediazione civile. Ci auguriamo che la Corte di Giustizia faccia proprie quelle parole di buonsenso.
L'obbligo dell'avvocato è una norma che, neanche a dirsi, hanno voluto e ottenuto i rappresentanti degli avvocati, additando l'introduzione della mediazione civile obbligatoria come una mortale ferita al diritto costituzionale di fare direttamente una causa. Il problema posto non era ovviamente la Costituzione, ma la pagnotta: se i cittadini riescono a risolversi le controversie da soli, anche le più banali come quelle condominiali, come si fa a campare? Ed infatti, quando il legislatore italiano – contro quello europeo – ha imposto al cittadino di pagarsi un avvocato anche per la mediazione, ecco che la mortale ferita si è miracolosamente trasformata in opportunità.
Questa è l'Italia, un agglomerato novecentesco di corporazioni e posizioni di rendita, tutte a scapito del cittadino consumatore e dei giovani che quelle professioni vogliono esercitarle.
Altri esempi? Venditori ambulanti e concessionari di spiagge che protestano contro la direttiva Bolkestein perché li espone alla concorrenza d'Oltralpe. Tassisti e albergatori che protestano contro Uber e Airbnb. Farmacisti che fanno la guerra all'apertura di nuove farmacie e parafarmacie, perché evidentemente è solo facendoci spendere fino a 50 volte in più per un analgesico rispetto a quanto spende un cittadino americano che si garantisce la nostra salute.
Eppure, i consumatori (condòmini, turisti, bagnanti ecc.) hanno solo da guadagnare dall'apertura del mercato e dalla libera circolazione di beni e servizi. Leggi protezionistiche che impongono al consumatore di mantenere in vita le rendite di posizione lo rendono solo più povero e meno incline a ottenere giustizia, viaggiare, andare al mare o togliersi un mal di testa. E soprattutto, scoraggiano la creazione di nuovi lavori, nuove opportunità, nuovo benessere e l'accesso dei giovani alle professioni.
Ma la narrativa che ormai dilaga è quella dell'ingiusto e feroce assedio della “globalizzazione” e del “neoliberismo”, da cui i politici, la UE e il destino cinico e baro non ci proteggono. Anzi, con le famigerate “liberalizzazioni” e i trattati di libero scambio, ne sarebbero addirittura fiancheggiatori.
Non facciamoci ingannare! Questa è innanzitutto la narrativa delle corporazioni che difendono, legittimamente e comprensibilmente, i loro interessi.
Pietro Moretti, vicepresidente Aduc