Ogni periodo storico ha le sue crisi. La nostra, a mio parere, è rappresentata dalla grossa ambiguità sull’infanzia. Età felice per i più, sta diventando anche nei paesi occidentali un’età a rischio. Dove c’è abbondanza di beni materiali i bambini rischiano di non vedere soddisfatti i loro bisogni primari: di affetto, di appartenenza, di protezione, di libertà di esprimere la loro curiosità, soffocati da troppi adulti in adorazione. Oppure entrano precocemente nel mondo adulto attraverso comportamenti da piccoli tiranni che condizionano pesantemente le famiglie, o ancora assumendo ruoli adulti inadeguati, non sostenibili.
Nei paesi del terzo mondo dove invece il rischio di vita è evidente per fame, malattie, conflitti, non si pongono neppure le premesse per una vita futura. I bambini lavoratori sono molti nel mondo. La tratta dei bambini schiavi che diventano soldati è conosciuta. Vi sono popoli che non considerano importante l’istruzione semplicemente perché non fa parte del loro modello sociale e governi che dovrebbero investire prioritariamente in cultura che, invece, spendono i loro bilanci in spese militari.
In questi contesti di difficoltà si insinua l’azione adulta più perversa che usa i bambini come fossero oggetti di piacere, da sfruttare nel lavoro o comunque per finalità ben lontane dallo sviluppo di un’infanzia felice.
Nonostante la Convenzione dell’89, sottoscritta da quasi tutti i paesi del mondo, sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza sono visibili quotidianamente la poca cura, la disattenzione, i maltrattamenti, le violenze, lo sfruttamento dei bambini. Abbiamo bambini dimenticati nelle auto e soffocati, bambini uccisi, usati.
Vi sono molte manifestazioni e iniziative a favore di una infanzia più tutelata, ma il mercato è redditizio con il costo della mano d’opera bambina.
Si calcola che basterebbero i soldi dei cosmetici spesi in un anno in America per poter offrire una scuola ai bambini del mondo che ne sono esclusi, oppure quelli spesi dagli europei per i pelati (dati Unicef).
Non è, quindi, così improponibile pensare che ciascun bambino “ha diritto all’educazione” ed è un dovere dello stato assicurare che l’istruzione primaria sia gratuita e obbligatoria (art. 28 Convenzione 89).
In questi anni si stanno intensificando gli interventi legislativi a livello europeo contro lo sfruttamento dei minori nella prostituzione. Una buona legge è fondamentale per tutelare i diritti, ma poi va applicata, con il coinvolgimento di tutti nelle piccole comunità, dove i bambini devono tornare a essere un bene comune, non un patrimonio delle singole famiglie. Se tutti siamo preoccupati della serenità dei bambini scatta una responsabilità sociale che porta ogni adulto a pensare di occuparsi dei bambini che vede in difficoltà, non a lavarsene le mani. Un tempo esisteva nei nostri paesi una sorta di controllo sociale per cui gli adulti vegliavano che i ragazzi si comportassero bene e, nel frattempo, ciò costituiva una specie di protezione. Oggi questo vissuto è della famiglia che si trova, sola, a fronteggiare fenomeni gravi quale può essere un abuso.
Lo sfruttamento sessuale dei bambini non è praticato da mostri isolati, ma è un fenomeno diffuso, compiuto da persone che godono di diritti e sono rispettabili! Le case nascondono spesso violenze sui minori e nell’intricato gioco degli affetti e delle appartenenze, difficilmente esce allo scoperto.
Un semplice tour turistico nel sud est asiatico comprende l’affitto di bambini ad uso e consumo!
Spesso se ne parla in termini scandalistici, suscitando inutile scoppio di emotività, e dimenticando, forse, che i protagonisti di sfruttamento sono prima di tutto delle vittime.
Qualche volta la scuola raccoglie anche queste problematiche dolorose, facendosi carico delle difficoltà che i bambini si portano addosso nella loro esperienza quotidiana. Lo fa prestando attenzione ai piccoli segnali che il bambino invia, una frase, un accenno, un sogno, un disegno…
Occorre tempo, ma soprattutto molta attenzione, una attenzione costante, affettuosa ai diritti e ai bisogni dei bambini che ricambiano con la fiducia l’atteggiamento di ascolto dell’adulto.
Che fare? Serve solo stabilire priorità. La prima in assoluto riguarda la garanzia del diritto all’istruzione, una questione di etica, di giustizia e di razionalità economica.
Quando esiste un livello sufficiente di istruzione anche le scelte di vita si modificano. Senza il raggiungimento di questa soglia, migliaia di bambini diventeranno adulti analfabeti, o analfabeti di ritorno, e come tali perpetueranno la tradizione appresa, giusta o errata che sia. L’apertura ad orizzonti più vasti è data solo dalla cultura.
Servirebbe davvero un piano di emergenza mondiale come è già avvenuto con altre emergenze e calamità che hanno visto la coesione degli stati per affrontarle. Certo, di fondo, è una scelta politica che va fatta da molti paesi insieme.
Ma la speranza è come un sentiero di campagna: non ci fu mai strada, ma da quando molta gente ha cominciato a calpestarlo il passaggio si è formato.
Fausta Svanella