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G. Cercone. “La battaglia di Hacksaw Ridge” di Mel Gibson e “Bill Lynn – Un giorno da eroe” di Ang Lee
12 Febbraio 2017
 

Parlando la settimana scorsa di quel fenomeno cinematografico che è il musical La la land, osservavo che si tratta di uno di quei rari casi in cui la verità, e in particolare la verità dei sentimenti, è riuscita a conquistare anche il grande pubblico, che spesso al cinema rifugge dalla verità.

Chiedo scusa di questa autocitazione. Ma due film, usciti l'altra settimana, mi sembrano comprovare l'aspetto negativo di questa considerazione, peraltro risaputa: e cioè la sfortuna, in linea di massima, della verità al botteghino, e il trionfo dell'artificio, anche il più grossolano.

I due film in questione hanno un tema in comune: sono il ritratto di due soldati, sia pure di due guerre diverse e lontane tra loro.

Nel caso del film di Mel Gibson, La Battaglia di Hacksaw Ridge, pluricandidato agli Oscar, si tratta della Seconda Guerra Mondiale.

Nel caso di Bill Lynn. Un giorno da eroe, diretto da Ang Lee, uno squisito autore taiwanese, emigrato negli Stati Uniti, autore anche di film di successo popolare come I segreti di Brokeback Mountain e Vita di PI – si tratta della guerra in Iraq, agli inizi del 2000.

Il soldato del film di Mel Gibson, ispirato a un personaggio realmente vissuto, è un anticonformista. Si arruola volontario nella guerra, ma, in nome della libertà di coscienza, si rifiuta di toccare il fucile come qualsiasi altra arma. Parteciperà anche alle missioni di guerra più rischiose, ma soltanto per soccorrere e curare i feriti.

Non è certo un obiettore di coscienza il Bill Lynn del film di Ang Lee, tanto è vero che durante un'azione di guerra, accorrendo in aiuto del suo sergente, trovandosi coinvolto in un combattimento corpo a corpo con un soldato nemico, è costretto a ucciderlo, e non se ne pente.

Ma quando ritorna, per qualche giorno di congedo, negli Stati Uniti, e si vede celebrato dai mass media, lui e i soldati del suo battaglione; usato come attrazione allo stadio; addirittura promosso a personaggio di un film da realizzare, prova uno sdegno, che matura in un rifiuta della società civile. Il fatto è che i commenti che raccoglie durante la sua uscita pubblica – che esprimono ora il voyeurismo morboso di chi ha assistito al video della sua impresa militare; ora la noncuranza, la frivolezza, di chi non ha la minima nozione di cosa sia davvero una guerra; ora il cinismo di chi vuole speculare sulla vicenda – quelle reazioni sono così estranee al senso della tragedia che ha ferito il suo animo quasi di adolescente – è partito per la guerra ancora vergine – che, alla fine, pur avendo l'opportunità di abbandonare l'esercito, sceglie di tornare in Iraq, perché soltanto dai suoi camerati si sente davvero compreso.

Come si vede Bill Lynn, anche se tratta di guerra, non è quel che si dice un film d'azione. Il centro della vicenda è interiore, è raccontato con delicatezza e senso di verità, ed è espresso in primo luogo attraverso il volto dell'attore protagonista, Joe Alwyn, che è attraversato da continue e sfumate variazioni espressive. E' uno di quei casi eccezionali in cui non si percepisce l'interpretazione, in cui l'attore sembra fare tutt'uno con il personaggio.

Ma torniamo al film di Gibson. Qui la vicenda interiore, che pure sarebbe stata l'aspetto più interessante del racconto, è appena abbozzata. Si intuisce che il rifiuto della violenza da parte del soldato obiettore, è dovuto proprio a un'attrazione oscura per la violenza, che lo ha indotto prima a ferire il fratello e poi a picchiare suo padre, violento a sua volta. Un'attrazione poi repressa, condannata, in nome dei precetti della Bibbia.

Ma nel film è preponderante la descrizione della guerra, ridondante di particolari orripilanti, come i topi che si ingozzano della carne dei cadaveri, le mutilazioni o i corpi maciullati.

E su questo contesto grandguignolesco, si staglia la “santità” eroica, infaticabile, del protagonista, che a tratti così esasperati da risultare a momenti involontariamente grottesca. Va detto che l'attore, Andrew Garfield, lascia a volte intravedere l'ambiguità del personaggio, nel quale, come può capitare, la virtù più integerrima si erige su fondamenta torbide.

Ma ecco: se Bill Lynn, il poetico film di Ang Lee, è già quasi sparito dagli schermi italiani, il più effettistico film di Mel Gibson – La battaglia di Hacksaw Ridge - lo trovate ancora dappertutto.

 

Gianfranco Cercone

(Trascrizione della puntata di “Cinema e cinema”
trasmessa da Radio Radicale l’11 febbraio 2017
»» QUI la scheda audio)


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