Acacia, pino marittimo, palma nana, fichi d’india, agave, oleandri, alloro, tamerici. Mare e salmastro. Odori della mia terra, miraggi che da lontano ami ricordare e nel sogno pensi di ritrovare la magia del tuo tempo perduto. Immergersi in questi profumi selvaggi, passando per un arenile triste e corrucciato delle ultime giornate invernali, dopo la Candelora, prima di Carnevale, assaporare sentore di mare che ti pervade ricordando un passato, composto dalle tue radici. Fantasticare tra macchia mediterranea, lecci e rosmarino, pietre e sabbia, mare che scolpisce le coste, onde un tempo disprezzate, adesso ricercate con ardore, ché l’avvenire è ormai passato. Fermarsi a osservare il volo dei gabbiani. Non guardare più lontano, perché, come dice una vecchia canzone, dov’è questo lontano? è un paese dove non ti do la mano...
Una mano che voglio ancora tendere al mio angolo di paradiso fatto di piccole cose. Una mano che voglio portare davanti agli occhi, lasciando scorrere il presente e la mia vita. Una mano protesa a toccare l’orizzonte, sogno impossibile mentre osservo cormorani galleggiare nella rada di primo mattino, gabbiani volare e gridare, sotto folate di scirocco caldo e doloroso. Nonostante tutto è febbraio, mi rivedo affacciato alla consueta balaustra di marmo antico, mi accorgo che ci sono ancora i tuoi occhi, che il tuo amore non è sfiorito. Emozioni della memoria che catturano ritagli di passato.
Gordiano Lupi