Sabato, Geppi Cucciari è riuscita, da vera professionista della comunicazione, a mascherare l’orrore suscitato dagli alunni di una scuola di Parma che confondevano allegramente Dante con Manzoni (e nell’invocazione di Ulisse!: “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza”, Inferno, XXVI, 119-120), ma loro continuavano beati a star a “Per un pugno di libri”, lieti di esser in tv! Lieti ed ignoranti.
Domenica, leggo l’appello di 600 insegnanti: «“Aiuto, gli studenti non sanno l’italiano”. E i prof. universitari scrivono al governo» (la Repubblica, 05/02/2017).
Io mi glorio di essere italiano, di scrivere nella quarta lingua in uso internet nel mondo, di viverla come dingua, ovvero dentro una tradizione quadrimillenaria e sono perfettamente d’accordo col filosofo Massimo Cacciari: “Hanno smontato la scuola, ecco i risultati” (la Repubblica, 05/02/2017, p. 19).
Riferisco il suo punto di vista:
“Sembra che l’unica cosa indispensabile sia professionalizzare, ma non si vuol capire che alla base di ogni apprendimento ci sono le competenze linguistiche. Se non si sa leggere non si sa affrontare un testo scientifico né un libro di racconti. E se non si sa scrivere non si possono certo divulgare le proprie idee. […]”
La competenza linguistica è fatta di ricerca. Un italiano dovrebbe esser consapevole di avere una lingua formidabile, estremamente complessa e semplice ad un tempo. Può continuar ad essere ‘sale della terra e luce del mondo’ oppure può decadere nel fango per venir calpestato da tutti. Quei giovani di Parma vivono in una città gloriosa. Non c’è culatello né canti verdiani che li distinguano perché loro sono fango. Comincino ad arrossire della figura fatta. Loro e tutti gli altri d’Italia rammentino che abbiamo già passato stagioni buie come questa, e ci siamo rialzati ogni volta dal fango. Il porcile non libera il porco che sguazza nella melma: è nel suo elemento. Ma, chiunque ha orrore del rigiro di sozzura cerca di liberarsene. E se ne libera.
Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza.
Carlo Forin