Sabato , 16 Novembre 2024
VIGNETTA della SETTIMANA
Esercente l'attività editoriale
Realizzazione ed housing
BLOG
MACROLIBRARSI.IT
RICERCA
SU TUTTO IL SITO
TellusFolio > Scuola > Obiettivo educazione
 
  precedente
Share on Facebook Share on Twitter Share on Linkedin Delicious
Parliamo di educazione
Fausta Svanella
Fausta Svanella 
05 Ottobre 2005
 

Educazione, educare, far crescere,… richiama l’infanzia che ne è il soggetto e l’oggetto principale.

La Convenzione dei diritti del bambino, siglata nel 1989 e condivisa da 191 paesi nel mondo, precisa il diritto all’educazione con l’obbligatorietà e gratuità dell’insegnamento primario obbligatorio, la facilitazione e l’orientamento per l’accesso al resto dell’istruzione, con l’informazione diffusa perché ogni bambino o ragazzo possa accedere ai gradi di scuola in funzione delle proprie capacità.

Nelle società occidentali gli stati si occupano di educazione e formazione, con differenze anche notevoli, ma è comunque compito dello stato il percorso di istruzione e formazione dei suoi cittadini.

In Italia, alcuni settori scolastici sono delegati alle regioni, in virtù della riforma della costituzione, ma sempre dentro un sistema formativo integrato che vede compartecipare la scuola statale con la paritaria, oltre alla privata.

In tutte le comunità, anche le più primitive, in termini di mezzi e conoscenze, gli adulti hanno sempre allevato le nuove generazioni attraverso l’imitazione. Il piccolo cresceva imparando a ripetere ruoli e mansioni dei grandi perché ci fosse il passaggio del patrimonio di acquisizioni accumulato negli anni e non si disperdessero valori, abilità, tradizioni tanto faticosamente conseguiti. L’abbandono dell’infanzia era segnato in alcuni popoli da rituali specifici. Alla base c’era la condivisione di una filosofia di vita e il rispetto del mondo adulto come depositario del sapere. In questo caso il sapere è l’insieme del patrimonio comunitario.

La scuola è nata per rispondere al bisogno di conservazione di questo sapere e di trasmissione alle nuove generazioni.

L’idea di trasmettere il sapere come compito prioritario della scuola è sopravvissuta nei secoli, salvo alcune dissonanze nella storia del pensiero pedagogico. Non ci si poneva il dubbio che l’alunno potesse pensare o essere parte attiva nella costruzione della conoscenza. Il maestro, depositario del sapere, trasmetteva le sue conoscenze e l’alunno doveva impararle e ripeterle.

Su questo modello gentiliano si è retta la nostra scuola, salvo alcune eccezioni, fino agli anni '70 e si regge ancora: quando il programma è una lista di contenuti da imparare vige lo stesso modello!

Ma il ruolo del discente è talmente fondamentale che senza il coinvolgimento attivo, senza la motivazione del soggetto in apprendimento si rischia di far naufragare tutto un percorso di insegnamento.

La scuola si è interrogata molto, soprattutto la scuola di base, a partire da quella d’infanzia, e, alla luce delle nuove teorie della mente e dello sviluppo emotivo, ha optato per un percorso attivo visto che, comunque, bambini e ragazzi coinvolti e motivati imparano più facilmente, accettano compiti e responsabilità e apprendono anche a vivere crescendo con gli altri. La valenza sociale della scuola diventa trampolino di lancio per formare, allora, ragazzi curiosi e attivi oggi che diventeranno cittadini attenti e solidali domani all’interno delle loro comunità di vita, dove porteranno il loro contributo responsabile.

Grande ruolo ha dunque la scuola, se se lo vuole assumere!

Ruolo che, spesso, viene delegato da una società disattenta che non trova di meglio che rifilare nelle aule scolastiche i tentativi di soluzione ai problemi sociali soprattutto giovanili: dalla prevenzione delle tossicodipendenze o dell’alcolismo, al problema alimentare, all’educazione sessuale, al patentino per l’uso della moto ed educazione stradale, al rispetto per l’ambiente,…

E quando succede un disastro inspiegabile e i ragazzi si uccidono sulle strade oppure sono vittime di compagni o di omicidi molti interrogano la scuola, quasi fosse l’unica responsabile della moralità, dell’educazione, del comportamento di questi nostri figli.

I ragazzi di oggi saranno i cittadini che domani voteranno, decideranno, faranno figli e, a loro volta, li alleveranno. Ma se loro non hanno avuto un percorso educativo di crescita adeguato quali saranno gli esiti?

A chi spetta l’educazione oggi? Le riflessioni tenteranno di dare una risposta a un quesito credo importante, forse fondamentale per la sopravvivenza futura.

Fausta Svanella


 
 
Commenti
Lascia un commentoNessun commento da leggere
 
Indietro      Home Page
STRUMENTI
Versione stampabile
Gli articoli più letti
Invia questo articolo
INTERVENTI dei LETTORI
Un'area interamente dedicata agli interventi dei lettori
SONDAGGIO
TURCHIA NELL'UNIONE EUROPEA?

 70.7%
NO
 29.3%

  vota
  presentazione
  altri sondaggi
RICERCA nel SITO



Agende e Calendari

Archeologia e Storia

Attualità e temi sociali

Bambini e adolescenti

Bioarchitettura

CD / Musica

Cospirazionismo e misteri

Cucina e alimentazione

Discipline orientali

Esoterismo

Fate, Gnomi, Elfi, Folletti

I nostri Amici Animali

Letture

Maestri spirituali

Massaggi e Trattamenti

Migliorare se stessi

Paranormale

Patologie & Malattie

PNL

Psicologia

Religione

Rimedi Naturali

Scienza

Sessualità

Spiritualità

UFO

Vacanze Alternative

TELLUSfolio - Supplemento telematico quotidiano di Tellus
Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
Sede legale: Via Fontana, 11 - 23017 MORBEGNO - Tel. +39 0342 610861 - C.F./P.IVA 01022920142 - REA SO-77208 privacy policy