Zoé Valdés (L’Avana, 1959). Nasce filologa, tra il 1983 e il 1988 lavora per l’UNESCO e nell’ufficio Culturale di Cuba a Parigi. Nel 1988 rientra a Cuba, dove entra a far parte del movimento pittorico, lavora come sceneggiatrice e diventa vice direttrice della rivista Cine Cubano. Dal 22 gennaio del 1995 vive esiliata in Francia ed è cittadina francese. Nel 1996 riceve la nazionalità spagnola e in Francia le viene assegnato il prestigioso Ordine di Cavaliere delle Arti e delle Lettere. Nel 2001 riceve le Tre Chiavi della Citta di Miami. L’Enciclopedia Treccani scrive una nota sulla scrittrice che riportiamo integralmente. «Esordisce nella poesia (raccolte Todo para una sombra e Respuestas para vivir, entrambe del 1986), si afferma nel panorama letterario con i romanzi Sangre azul (1993), La nada cotidiana (1996; trad. it. 1996) e soprattutto Te di la vida entera (1996; trad. it. 1997), testo che l’ha consacrata al successo internazionale. I suoi scritti sono sostanziati dai temi forti della patria e della rivoluzione, svolti intessendovi temi autobiografici, a creare una prosa nostalgica e tesa, carica di malinconia ma anche di un profondo senso di disagio e ribellione che ne fanno una delle voci più interessanti della dissidenza politica cubana. Tra le sue opere successive occorre citare: Café nostalgia (1997; trad. it. 2000); Lobas de mar (2003); La eternidad del instante (2004); El todo cotidiano (2010); El Angel azul (2012); La mujer que llora (2013)». Ricordiamo La ficcion Fidel (2008) e i recenti La Habana, mon amour (2015) e La noche al reves (2016).
Una breve antologia poetica dal lavoro che sto realizzando con la traduzione di Todo para una sombra (1986), inedito in Italia, primo libro edito della scrittrice, premiato a Barcellona con il Premio Carlo Ortiz, nel 1985, prima della pubblicazione. Poesia d’amore, dedicata a un uomo immaginario, con dedica finale in poesia di Julio Cortazar e molti riferimenti a José Lezama Lima, José Martí e Fernando Pessoa. L’edizione è stata rivista dall’autrice nel 2014, a Parigi, per una nuova pubblicazione.
Le traduzioni sono a mia cura. (Gordiano Lupi)
Proprio come un’oasi
La tua voce sul silenzio del mio corpo
foglia in bianco
scrive carezze.
Il fumo salato della mia anima copre il tuo stupore
di vedermi ancora piangendo sopra i fili del tuo abito
attendendo la tua mano
quel punto azzurro.
La tua mano ora scrive reportage
articoli umidi
sulle mie ossa.
La tua mano che si ferma nell’aria cercando la parola
il suo segreto
il suo possibile fremito.
Il suono che viene meno in questa luce di hotel.
Visione
Fisicamente non ci sei,
ma t’intravedo,
assopito con la bocca aperta
mentre cucino cibi italiani.
Fisicamente non ci sei,
ma t’intravedo,
scrivendo pagine definitive,
con la tua tazza, il tuo caffè
e i tuoi espedienti per farmi sorridere.
I tuoi balli volteggi su volteggi
sopra il mio tempo.
Fisicamente non ci sei,
ma t’intravedo,
passeggiando da un lato all’altro,
avvolto in una pelle
legittima
di volpe.
Tutte le partenze di novembre
Sei tornato,
mi guardi riconoscendomi,
ti guardo riconoscendoti.
Mi dici che non sono io,
ti dico che non sei tu.
Mi racconti alcune cose,
della tua malattia preferita,
delle conferenze,
del mondo.
Ti corichi distrattamente,
allegro, soprannaturale.
Una passeggiata
Ispirata a un quadro di Marc Chagall
Fu l’incantesimo,
un paio d’ore precise d’orologio
senza le domande essenziali del perché
il tempo venga e ti dia baci di fumo.
Tu esisti perché il tempo ti possieda,
è il solo che ha potuto lui che potrà.
La salvezza è la poesia e un paio d’ali di
carta,
ma la guerra minaccia costantemente.
La guerra che al giorno d’oggi
è lo stato chimico del tempo.
Invenzione delle tenebre
A quest’uomo la camicia duole in petto
e il cuore uguale sta esplodendo in pezzi,
io mi presi un frammento,
i pazzi sempre rubano fette di cuore
e dopo lo lasciano sanguinare,
con la pietà di chi ha voluto
che fosse tutto per sé.
A quest’uomo lo curerò con parole
e con lacrime se mancano pozioni.
Che modo di complicare tutto quando uno piange
e poi bisogna ridere.
A quest’uomo lo custodirò in un libro
e lo trasformerò in lucciola.
Finale
Voglio finire per essere una gatta,
bere latte in ciotole di creta,
mangiare pesce fresco e felci.
Voglio essere una gatta per coricarmi tra
i libri che tu stai leggendo,
lasciare peli miei per tutta la casa,
graffiarti le gambe,
voglio finire per essere una gatta,
perché tu mi parli quando stai da solo,
convinto che mai ti capirò,
strapparti carte importanti,
smarrirti ornamenti di valore.
Voglio essere una gatta per andare di notte sopra i tetti
e udirti disperato mentre chiami:
micio, micio, micio, micio…