23 Dicembre 2016
Aldo Florio (1925 - 2016) è un regista che si ricorda per pochi titoli del cinema di genere: I cinque della vendetta (1966), L’uomo del colpo perfetto (1967), Tutto sul rosso (1968), Anda muchacho, spara! (1971), Una vita venduta (1976), Crimine contro crimine (1998). Tra l’altro l’ultimo sarebbe un lavoro interessante, ancora attuale, da recuperare, ma è rimasto bloccato per problemi produttivi e non l’ha visto nessuno. Crimine contro crimine è stato scritto e sceneggiato da due amici: Aldo Florio ed Ernesto Gastaldi. Ed è proprio il secondo – prossimo a pubblicare la sua autobiografia con Il Foglio Letterario – che ci ha dato notizia della morte del primo, avvenuta il 18 dicembre scorso. E ci ha regalato questo bel ricordo. (Gordiano Lupi)
“Aldo, troppo onesto in un mondo popolato di cinici, profittatori, egoisti ed egolatri, è stato anche rappresentante della UIL per cinema e Tv e non ne hai mai tratto vantaggi personali, rifiutando offerte sporche. Idealista, a 17 anni andò a cercare la bella morte, convinto che il nostro tradimento ai tedeschi fosse una vergogna. In quell’errore dettato da un ingenuo amor di patria perse moltissimi amici e ogni anno andava al Verano a rendere loro omaggio, chiedendosi perché proprio lui fosse rimasto vivo. È la domanda che in atro contesto mi faccio anch’io, dopo la scomparsa sua, quella di Tonino Valerii, di Luciano Martino, di Walter Brandi, di Armando Govoni, di Giuliano Carnimeo, di Roberto Pariante, di Nando Cicero, di Lucio Fulci, di Laura Toscano, di tanti altri amici e colleghi. In realtà Aldo era nato il 27 dicembre del 1924 ma fu denunciato l’anno dopo: è morto che mancavano solo 9 giorni dal suo 93esimo compleanno.
Quando muore un uomo giusto in pochi se ne accorgono. un grande uomo, un mio amico da 60 anni, l’uomo che al mio arrivo a Roma mi aiutò come fossimo stati grandi amici, ma l’avevo incontrato nel 1953 per pochi minuti da Ferrua, in un bar di Biella, mi offrì un Punt & Mes, e sapendo che avevo intenzione di fare cinema, mi diede il suo indirizzo di casa, pensando che non sarei mai venuto a Roma. Invece andai a suonare alla sua porta nel 1955, insieme a Peppo Sacchi, quello avrebbe fatto cadere il monopolio della RAI fondando Telebiella: allora eravamo entrambi ragazzotti senza arte né parte, solo con la voglia di fare cinema. Ci accolse a casa, ci sfamò, ci cercò una stanza e ci trovò lavoro come comparse in Guerra e pace, a Cinecittà, e ci diede una mano per entrare al Centro Sperimentale di Roma. Da allora, 60 anni di amicizia. Ho bevuto un Punt & Mes, come facevamo da 60 anni ogni volta che ci incontravamo. Era il mio ultimo grande amico romano, dopo la scomparsa di due mesi fa di Tonino Valerii. Ho bevuto un Punt & Mes, l’ultimo, alla memoria. Non resta che piangere”.
Riposa in pace, Aldo Florio. |