La trasformazione della leggenda natalizia in festa tutta e solo mercantile è cosa fatta e ormai incomincia seriamente a stomacare, dato anche che sta segnalando con ferocia la differenza tra bambine e bambini poveri e quelli e quelle ricchi/e. Mi ricordo che era così quando ero bambina e la crisi del 1929, l'altra crisi strutturale del capitalismo prima della nostra, fu annunciata a mia sorella e a me dai nostri genitori così: Quest'anno c'é la crisi e il Bambin Gesù porterà meno doni. Ci chiedevamo chi fosse la crisi e poichè la parola ci faceva venire in mente qualcosa di grigio ci immaginammo che la “grisa” fosse una cattiva strega che portava via i doni a noi.
Si sa che il Natale nacque dalla cristianizzazione delle feste pagane per il solstizio d'inverno, quando le giornate ricominciano ad allungarsi. Entro questo contesto il Redentore nasce come luce e speranza. Gli elementi storici vi si incastonavano bene: Giuseppe e Maria abitanti nella riottosa colonia romana di Palestina, dove gli Zeloti (gli indignati, l'Intifada) ribollivano lottavano e si ribellavano, debbono rispettare la scadenza del censimento che Roma organizzava in tutti i territori sotto il suo comando. Si mettono in cammino per andare, come era prescritto, al loro paese d'origine, Maria è prossima al parto e il seguito è noto e ha una valenza molto attuale ancora, con le migrazioni che percorrono la terra. Ma invece il mercato invade e cancella la buona leggenda e ci obbliga ad assistere a una enorme orgia di consumismo, da vomito, propriamente. Amen!
Lidia Menapace