Come previsto, la notizia della morte di Fidel Castro è stata annunciata dal fratello Raúl in un breve comunicato ufficiale diretto al popolo cubano e agli amici di tutto il mondo.
Mentre i suoi biografi si sforzano di descrivere dettagliatamente come sia sopravvissuto a centinaia di presunti attentati, nessuno tiene il conto delle innumerevoli occasioni in cui la sua morte è circolata come diceria o anche a titolo ufficiale, a cominciare da quelli che lo avevano dato per morto dopo l’assalto alla caserma Moncada o in seguito allo sbarco del Granma sulle coste orientali di Cuba.
Precisamente, 60 anni dopo la partenza della storica nave da Tuxpan, Messico, nelle prime ore del 25 novembre 1956, i fatti cambiano il senso di quell’evento per registrare la data, a partire da ora, come il momento in cui il leader storico intraprende il suo “ultimo viaggio”.
La domanda più volte formulata su cosa sarebbe accaduto dopo la scomparsa fisica di Fidel Castro avrà in breve la sua inesorabile risposta. Ovviamente senza la drammaticità che avrebbe avuto quando era al comando di tutti i timoni del paese, come stava per accadere nel luglio 2006, quando fu costretto a delegare “provvisoriamente” tutti i suoi incarichi al fratello Raúl.
A partire da questo momento non avrà più senso argomentare che una certa cosa non si può fare perché “il comandante” non sarebbe d’accordo
Nonostante l’impatto risulti attenuato da un decennio di relativa assenza, in altro modo la sua morte effettiva va a segnare un prima e un dopo. Specie per le decisioni che il suo erede dovrà prendere nel suo ultimo anno di mandato. A partire da questo momento non avrà più senso argomentare che una certa cosa non si può fare perché “il comandante” non sarebbe d’accordo. Nessuno avrà più dubbi su chi comanda a Cuba.
Ora inizia la lunga fase in cui concorreranno i panegirici e le diatribe. Adulatori e detrattori esporranno le loro lungamente affilate conclusioni, racconteranno ancora gli aneddoti che lo hanno reso meritevole della gloria e della colpa; ricorderanno leggende e battute, epiteti e soprannomi.
La televisione deve avere già pronta una selezione dei suoi momenti storici, le migliori penne del parnaso nazionale pubblicheranno poesie, comporranno canzoni, poi verranno gli anniversari e presto o tardi la generazione di chi non lo ha conosciuto sarà numericamente superiore a quella di chi lo vide entrare trionfante all’Avana, pronunciare i suoi interminabili discorsi, prendere decisioni inappellabili.
I contemporanei di Elián Gonzalez magari ricorderanno che 17 anni fa, un giorno come questo 25 novembre, il giovane balsero fu portato in salvo quasi miracolosamente nello Stretto della Florida. Questa coincidenza fa pensare inevitabilmente a Caronte, il mitico traghettatore che conduce le anime al loro destino finale. Questa nave non naufragherà. Fidel Castro è morto. Per la tristezza di alcuni e per la gioia di altri, questa volta è la verità.
Reinaldo Escobar
(da 14ymedio, 26 novembre 2016)
Traduzione Silvia Bertoli