Le migrazioni: aspetti generali
I migranti nel mondo sono in continuo aumento. Nel corso del 2015, secondo i dati riportati dal Dossier Statistico Immigrazione 2016, su un totale di 244 milioni sarebbero 65,3 milioni i rifugiati, i richiedenti asilo e i profughi. Costoro possono essere annoverati nella definizione di “migranti forzati”, termine che implica diverse tipologie di spostamento involontario come guerre, calamità naturali, epidemie e carestie. In Italia, considerando le ricerche svolte dall’ISTAT, i cittadini stranieri sono circa 5 milioni, di cui più di 3 milioni sono i non comunitari. Nel corso del 2015 l’Europa ha attraversato una vera e propria emergenza umanitaria causata dal conflitto siriano che ha portato sulle coste meridionali più di un milione di persone sbarcate soprattutto in Grecia e, in misura minore, in Italia. L’arrivo nel nostro continente di un così grande numero di individui ha incentivato le istituzioni europee e i singoli Stati a pensare a misure per fronteggiare la crisi, attraverso progetti sia a livello locale che internazionale. Esperienze formative mirate infatti hanno lo scopo di creare maggiori possibilità di integrazione ed occupazione e tutelano i migranti dalla spirale della criminalità organizzata. All’interno del panorama italiano, gli immigrati e gli stranieri in generale, benché spesso non venga riconosciuto dalle istituzioni politiche, svolgono un ruolo fondamentale per la tenuta del sistema previdenziale e nel lavoro domestico, nonché nei settori trainanti dell’economia del nostro Paese come le piccole e medie imprese e l’agricoltura (Dossier Statistico Immigrazioni 2016). In questo contesto, si inserisce il progetto Sciasci dii pozi tià su a secu (“Sassi dei muretti costruiti a secco”) realizzato nel corso del 2015 alle Cinque Terre, in Liguria.
Uno sguardo all’interno del progetto
Il progetto Sciasci dii pozi tià su a secu è stato presentato con la conferenza stampa del 26 marzo 2015, svolta presso la Sala Consiliare della Provincia di La Spezia. Il programma intendeva offrire un’esperienza formativa riservata a soggetti particolarmente svantaggiati segnalati dalla Caritas Diocesana di La Spezia e residenti in Centri di Accoglienza e Comunità protette della zona. La formazione è stata indirizzata a dodici allievi e divisa in trecento ore di lezione e cento di tirocinio pratico presso le aziende aderenti all’iniziativa nella zona del Parco delle Cinque Terre.
Fine dell’iniziativa è stato non solo l’integrazione dei migranti nella realtà ligure, ma anche la riqualificazione e la salvaguardia del territorio delle Cinque Terre, nonché la promozione turistica e la difesa della biodiversità e delle culture locali. Ai partecipanti infatti sono state insegnate le tecniche di costruzione di uno dei grandi patrimoni culturali e materiali della Liguria, ovvero i “muretti a secco”, di difficile fattura proprio perché non viene utilizzato il cemento nel processo di edificazione.
L’esperienza può essere inquadrata come una prosecuzione ideale di altre grandi iniziative finalizzate alla tutela delle aree agricole terrazzate nel mondo come il progetto Alpter, co-finanziato con fondi comunitari tra il 2005 ed il 2008, che vide protagonisti diversi paesi come l’Austria, la Slovenia, la Francia, e, naturalmente, l’Italia. Inoltre in seguito vide la luce l’Alleanza Internazionale dei Paesaggi Terrazzati, composta da studiosi del settore di tutto il mondo, dal Perù alla Cina, che è attualmente attiva con lo scopo di monitore e raccogliere testimonianze su questo fragile ecosistema.
La realizzazione del progetto Sciasci dii pozi tià su a secu è stata possibile grazie ad un lavoro di partnership tra: il Parco Nazionale delle Cinque Terre, la Fondazione Manarola Cinqueterre, la Caritas della Spezia, l’agenzia di formazione Aesseffe, la Confederazione Italiana Agricoltori, la Prefettura della Spezia, il Comune di La Spezia – Assessorato alle politiche sociali, politiche della salute e della promozione sociale, la Cooperativa Mondo Nuovo e la Cooperativa La piccola Matita.
I docenti scelti, esperti della Fondazione Manarola e della Confederazione Italiana Agricoltori, sono stati in grado di formare al meglio i corsisti e creare figure qualificate nella costruzione dei muretti a secco, nella tutela del territorio e delle realtà locali. Infatti, il fine di questa bella esperienza teorico pratica era l’inserimento lavorativo dei ragazzi in aziende agricole locali oppure la formazione di una cooperativa sociale che tenesse conto della salvaguardia dei prodotti tipici locali, della promozione turistica della zona e della conservazione, diffusione e trasmissione dell’antica tecnica agricola dei “muretti a secco”.
Così tra la primavera, l’estate e l’inizio dell’autunno del 2015, i ragazzi sono stati impegnati in questa importante iniziativa sotto la guida teorica di professionisti e pratica di anziani e persone del posto che, coinvolti nel percorso formativo, hanno avuto il ruolo determinante di insegnare le millenarie tecniche della costruzione e manutenzione dii pozi tià su a secu.
Gli esiti del progetto sono stati raccolti e commentati in un Convegno tenuto presso la sede del Parco Nazionale delle Cinque Terre a Rio Maggiore il dodici dicembre 2015. Inoltre, durante la manifestazione, è stato proiettato un documentario sul percorso di formazione curato da Italo Lunghi (Teleliguria sud), in collaborazione con il Parco Nazionale delle Cinque Terre e sono stati consegnati gli attestati di frequenza agli allievi che hanno partecipato.
Alla chiusura della manifestazione è stata inaugurata la mostra fotografica dedicata all’esperienza formativa, curata dalla fotografa tedesca residente a Manarola Catherina Ungher. Negli scatti sono presenti tutta la voglia di lavorare, di mettersi alla prova e la passione dimostrata dai giovani che hanno fatto parte di questo progetto. Infine, l’esito del percorso è stato senz’altro positivo perché ha portato all’assunzione a tempo determinato di due ragazzi e a stage formativi in aziende agricole locali per gli altri aderenti all’iniziativa.
Le motivazioni alla base della scelta dei muretti a secco per il progetto
Caratteristica peculiare delle Cinque Terre, l’inizio di questa tradizione risale all’anno mille. Il materiale utilizzato non è d’importazione ma viene ricavato sul posto e consiste principalmente in pietra e terra, base del sistema dei terrazzamenti. I muretti a secco, alti circa due metri e profondi mezzo metro in media, oltre a facilitare la coltivazione giocano un ruolo importante nella salvaguardia del territorio perché regolano i flussi idrogeologici delle acque provenienti dalle precipitazioni atmosferiche di vario tipo: neve, pioggia, grandine, rugiada etc. Stando ai dati forniti dal Parco Nazionale delle Cinque Terre, l’area terrazzata si estende per circa 2.000 ettari e, partendo dalla costa, arriva ad una altezza di 500 metri sul livello del mare. Il terreno aspro ed in pendenza non offre molte possibilità per introdurre le nuove tecnologie agricole nella zona infatti le condizioni di vita dei contadini che hanno portato avanti per secoli le colture di agrumi, viti ed ulivi sono state molto difficili. Per questi motivi negli ultimi anni, con il progressivo abbandono nelle campagne, il sistema dei muretti a secco versa in uno stato di sempre maggiore abbandono e progetti come ciasci dii pozi tià su a secu hanno il fine di tutelare e conservare un grande patrimonio culturale della Liguria. I ragazzi che hanno partecipato, Abbas Ali, Abdullahi Quassi, Ballo Massire, Maounde Dembele, Wellington Edo, Boubakar Diallo, MoussaSy, Alessandro Garofoli, Domenico Romeo, Adrian Beldie e Vincenzo sono un esempio concreto di come si possano creare opportunità di lavoro, di impresa e contemporaneamente salvaguardare la biodiversità del territorio e promuovere il turismo in uno dei luoghi più belli d’Italia: Le Cinque Terre.
Infine, citando il conduttore televisivo Patrizio Roversi che dedicò un servizio all’iniziativa nella puntata di “Linea Verde” del 27 settembre 2015, il progetto è stato un esempio dove la costruzione dei muri è servita ad unire e non a dividere le persone, le nazioni e le culture.
L’imprenditoria straniera Italia: un fenomeno in crescita
L’esperienza ligure è coerente con i dati relativi alla presenza di imprenditori non italiani nel nostro Paese, un fenomeno in continuo aumento. Infatti, secondo la Fondazione Leone Moressa, organizzazione che dal 2002 si occupa di analizzare il lavoro degli stranieri, le retribuzioni generali, i redditi, fino allo studio del fenomeno imprenditoriale, emerge che gli imprenditori esteri registrati alle Camere del Commercio nel 2015 erano 656.000, l’8,7% della totalità dei lavoratori autonomi in Italia. Si può affermare attualmente, in accordo anche con il titolo di un articolo pubblicato sul Sole24Ore dalla giornalista Rossella Cadeo il 22 febbraio 2016, che un imprenditore su dieci non è di origine italiana. Questo dato è molto interessante se comparato con quello italiano negli ultimi cinque anni, infatti, i lavoratori autonomi nostrani sono calati del 7,5% mentre gli stranieri sono aumentati del 20,4%. Il fenomeno della crescita dell’imprenditoria straniera può essere anche letto alla luce del fatto che diventare lavoratori autonomi sia un percorso, intrapreso anche dai giovani italiani, molte volte necessario per riuscire a svolgere una professione nel contesto della crisi economica (Bontadini, Segre, 2013. In: Bonifazi, Livi Bacci, 2014). Malgrado ciò, i dati presentati nel Dossier Statistico Immigrazioni 2016 mostrano un continuo trend positivo delle imprese gestite da immigrati, arrivando a 550.000, un numero che invita a riflettere sulla propensione alla libera professione, alla dinamicità ed al contributo positivo all’economia italiana dei lavoratori stranieri.
Enrico Bernardini
Bibliografia
BONIFAZI C., LIVI BACCI M. (2014) (a cura di), Le migrazioni internazionali ai tempi della crisi, Associazione Neodemus, 2014.
Centro Studi e Ricerche IDOS (2016), Dossier Statistico Immigrazioni 2016, Edizioni IDOS, Roma.
GHERSI A., GHIGLIONE G. (2012), Paesaggi terrazzati. I muretti a secco nella tradizione rurale ligure, Il Pievere, Gavi.
Sitografia
Sito web Agenzia Formativa Aesseffe.
Sito web Caritas diocesana di La Spezia.
Sito web ufficiale Progetto Alpter.
Sito web Confederazione Italiana Agricoltori Liguria.
Principali articoli del quotidiano online Città di La Spezia sul progetto “Sciasci dii pozi tià su a secu”:
» Red., “Profughi e muretti a secco, l'eccellenza di Manarola”, 13/12/2015
» G. Pagano, “Manarola modello d'integrazione fra italiani e migranti”, 28/12/2015
» Red. “Migranti e muretti a secco, mostra fotografica di Catherina Unger”, 08/12/2015.
Sito web Comune di La Spezia.
Sito web Dossier Immigrazione.
Sito web Fondazione Leone Moressa.
Sito web Fondazione Manarola.
Articolo del giornale Il Secolo XIX sul progetto “Sciasci dii pozi tià su a secu”.
Sito web Istat.
Sito web del Parco Nazionale delle Cinque Terre.
Sito web Agenzia Photographic Travel.
Servizio Rai sul progetto “Sciasci dii pozi tià su a secu”. Puntata del programma televisivo “Linea Verde” del 27/09/2015.
Articolo pubblicato dal giornale La Repubblica sul progetto “Sciasci dii pozi tià su a secu”.
Sito web Sailing & Travel Magazine.
Sito ufficiale Alto Commissionato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR).