Torino, 19/11/16 – Oggi una bella assemblea dell'Anpi, a Torino, sul referendum costituzionale. Sono stati espressi diversi pareri (non tutti per il no) sulle due ampie relazioni di Maria Grazia Pellerino (è stata assessora con Fassino, per il no) e da Anna Rossomando (parlamentare Pd, per il sì).
Le due relazioni, serie e argomentate, mostrano che i contenuti della riforma sono estremamente controversi e anche abbastanza confusi e pasticciati (più che mai sul nuovo Senato), cioè non chiari, interpretabili in modi opposti, portatori di effetti assai discutibili (p. es. il Senato sarà un'assemblea a composizione continuamente variabile; la legislazione rimane paritaria su una quantità di materie; ogni governo, anche pessimo, detterà l'agenda della Camera; ...).
Basta questo per dire che quei contenuti non valgono come materia costituzionale. La Costituzione e le sue modifiche sono superleggi, non come le leggi comuni, valide se approvate col 51%, volute dalla maggioranza del momento. Questa riforma è divisiva, divide le famiglie, le amicizie, i partiti (per fortuna anche il Pd). Divide il Paese. Quindi le modifiche su cui voteremo non sono vere regole costituzionali, le quali sono regole del gioco, super partes, forma e limite di ogni potere istituzionale, che non possono essere dettate da una parte sola, calcolando che tornino a proprio vantaggio. Questo invece è ciò che fa Renzi, illuso da quel 41% alle europee: ci ha messo la faccia e la testa, e continua a farlo anche oggi. Fa una propaganda semplicistica, sommaria, illusoria, come la pubblicità commerciale. Brutto segno.
Il governo deve lasciare al Parlamento la materia costituzionale. Se auspica regole che stabilizzino il proprio potere (come Renzi fa capire ogni giorno) sfiora la dittatura della maggioranza, degenerazione della democrazia.
Inoltre, il Parlamento attuale – eletto col Porcellum condannato come incostituzionale – è, sì, in funzione, per la necessaria continuità dello Stato, ma doveva avere il pudore e la sensibilità civile di limitarsi alla ordinaria amministrazione e non toccare la materia costituzionale, perché non è correttamente rappresentativo (sentenza Corte Cost. 1/2014).
È una carenza di cultura giuridico-costituzionale, un grave errore, quello che Renzi commette nel giocare tutto su questa riforma (col ricatto di quel che potrebbe succedere politicamente) perché dimostra di non distinguere la politica variabile dalla struttura costituzionale: le colonne e il tetto della casa, chiunque sia oggi o domani a lavorare in cucina.
La nostra decisione di cittadini verte non su governo e politica, che non sono in gioco diretto, ma sulla Costituzione, sulla garanzia costituzionale da difendere, perciò è bene votare no a questa riforma.
Enrico Peyretti