Fin dall’inizio non ho apprezzato le “posizioni da schieramento” che si sono contrapposte riguardo al prossimo referendum sulla riforma della Costituzione.
Si tratta, infatti, di cambiare l'atto normativo fondamentale che definisce la natura, la forma, la struttura, l'attività e le regole fondamentali di uno Stato, e non di fare a sportellate perché vinca una o l’altra squadra, come si fa in una partita di calcio.
Mi preoccupa moltissimo questo tipo di “scontro”, soprattutto perché tende a rompere la coesione del Paese che, invece, a fronte dell’attuale grave crisi, andrebbe alacremente perseguita, in particolar modo proprio da coloro che vogliono evitare derive autoritarie, che sono sempre in agguato proprio quando viene meno la coesione generale di un Paese.
E poi, perché lo schieramento progressista si è cacciato in un vicolo cieco commettendo un errore politico molto grave, producendo una contrapposizione senza via d’uscita come una sorta di “scacco matto” auto procurato e il tutto con buona pace dei Salvini, Grillo, Brunetta e compagnia…
In questa sfinente campagna per il referendum non c’è stata e non c’è nessuna proporzione tra i veri contenuti del referendum e le motivazioni utilizzate per sostenere le varie posizioni.
Con un cattivo uso delle parole, ci si scontra utilizzando argomenti speciosi per cercare di prevalere gli uni sugli altri, non per dare forza alle proprie idee e aiutare i cittadini ad orientarsi.
È stupido dire che la riforma della Costituzione mette in discussione la democrazia ed è altrettanto stupido dire che la sua approvazione apre un futuro radioso e semplice per l’Italia.
Se continua così, qualsiasi sarà il risultato, ne usciremo tutti stremati e incattiviti, incapaci di qualsiasi politica alta di cui il Paese avrebbe un grande bisogno.
Forse è tardi, ma occorrerebbe rimettere le cose a posto loro e confrontarsi in termini reali. La verità e che sul campo ci sono modeste ma opportune innovazioni istituzionali, che potrebbero essere in prospettiva migliorate proprio grazie a un dibattito sano e corretto.
Il SÌ è portatore delle innovazioni, il NO dovrebbe adoperarsi per migliorarle e questo potrebbe essere il terreno della convergenza per gli interessi superiori del Paese. Un Paese che, vale la pena ricordarlo, vive da più di dieci anni in una profonda crisi economica, sociale, politica e istituzionale.
E allora: lode a chi (come Cuperlo), quasi a tempo scaduto, tenta un’operazione intelligente, soprattutto perché coesiva, accettando il testo della riforma, ma introducendo da subito l’impegno a modificare la legge elettorale proprio nei punti negativi di contatto con la riforma della Costituzione. Tenta così di tenere unito il Paese, di salvare la sinistra italiana da una grave sconfitta e di non far subire al suo partito una crisi lacerante.
Ma chi cerca di ragionare viene guardato con sospetto tra selfie, twitter, ciaone, slogan, insulti, incapacità ad ascoltare le ragioni degli altri.
Proprio queste in verità sarebbero le posizioni da sconfiggere, ma purtroppo nell’Italia della crisi quelli che le portano avanti sono tanti!
Renato Pasqualetti