Nell’ambito del progetto teatrale “Passi Sospesi” di Balamòs Teatro negli Istituti Penitenziari di Venezia e in collaborazione con l’Associazione di Volontariato Il granello di senape, Mercoledì 16 Novembre 2016, alle ore 15:00, alla Casa di Reclusione Femminile di Giudecca (ingresso riservato agli autorizzati), sarà presentato alle donne detenute il libro di Salvatore Striano La Tempesta di Sasà.
In seguito alle 17:30 presso il Liceo Artistico “M. Gugennheim” di Venezia, Salvatore Striano dialogherà con Maria Voltolina presidente dell’Associazione di Volontariato Il granello di senape e Michalis Traitsis regista e pedagogo teatrale di Balamòs Teatro.
La Tempesta di Sasà racconta la rinascita, dall’inferno del carcere spagnolo di Valdemoro (Madrid), passando per Rebibbia per diventare oggi uno dei più sorprendenti e stimati attori italiani. Una storia che parla di noi, della paura di cadere e, se cadiamo, di non farcela a rialzarci, di tradimento, perdono, vendetta, dell’irresistibile desiderio di libertà, dei sentimenti lieti e tristi che ci accompagnano quando viviamo davvero e del deserto che invece ci governa quando ci lasciamo vivere pensando che sia già tutto deciso, chissà da chi e chissà dove.
Salvatore Striano a quattordici anni aveva la guerra in testa, la cocaina nel sangue e due pistole infilate nei calzoni. Era uno dei leader delle Teste matte, una banda di ragazzini terribili che si sono fatti camorristi per difendersi dalla camorra. Vita di strada, anni di sangue. Poi il carcere, non ancora trentenne. Un destino segnato, il suo. Invece è proprio dal punto più basso e disperato che la vita stravolge. Grazie a un amore che resiste nonostante tutto. Grazie alla scoperta magica dei libri e della letteratura, di Shakespeare che inizia a scorrergli nelle vene come una droga che non uccide ma salva. Proprio lui che a scuola non ci è mai andato.
La Tempesta di Sasà è un libro sul potere delle parole e della letteratura, sull’amore per i libri che può cambiare la vita.
Sasà ne è la prova vivente.
Salvatore Striano è stato tante cose. Nato e cresciuto nel cuore di Napoli, in una delle zone più controllate dalla criminalità, a sette anni vendeva sigarette nei vicoli dei Quartieri Spagnoli. A nove anni rubava rossetti e mascara nei centri commerciali per rivenderli alle prostitute, dalle quali conduceva anche clienti. Da adolescente spacciava cocaina e diventava una delle figure più carismatiche delle Teste matte (una storia che ha raccontato nel romanzo Teste matte, scritto con Guido Lombardi e pubblicato da Chiarelettere nel 2014). Poi la fuga e la latitanza in Spagna, l’arresto, il carcere, prima a Madrid poi a Rebibbia, dove ha incontrato un maestro, Fabio Cavalli, che gli ha fatto scoprire la letteratura, Shakespeare, il teatro. Da allora, riconquistata finalmente la libertà, ha partecipato a numerosi film (Gomorra di Matteo Garrone, Take five di Guido Lombardi, Viva la sposa di Ascanio Celestini, ecc). Nel 2012 arriva la consacrazione, con il film dei fratelli Taviani Cesare deve morire, tratto da Giulio Cesare di Shakespeare (Orso d’oro al Festival del cinema di Berlino). Come nel teatro del carcere di Rebibbia, ancora una volta Shakespeare ha dato una nuova direzione alla sua vita.
Balamòs Teatro