«Quando avviene la bancarotta di una banca, immediatamente appaiono somme scandalose per salvarla, ma quando avviene questa bancarotta dell’umanità non c’è quasi una millesima parte per salvare quei fratelli che soffrono tanto?» È l’interrogativo di Papa Francesco, che ha aggiunto: «A Lampedusa come anche a Lesbo ho potuto ascoltare da vicino la sofferenza di tante famiglie espulse dalla loro terra per motivi economici o violenze di ogni genere, folle esiliate, l’ho detto di fronte alle autorità di tutto il mondo, a causa di un sistema socio-economico ingiusto e di guerre che non hanno cercato, che non hanno creato coloro che oggi soffrono il doloroso sradicamento dalla loro patria, ma piuttosto molti di coloro che si rifiutano di riceverli».
Per queste ragioni partirà dalla provincia di Reggio Calabria la Carovana Solidale e Resistente che andrà in Grecia a portare aiuti nei campi profughi. Quei campi profughi nati dall’egoismo dell’Europa contro il quale si scaglia anche Papa Francesco, quei campi profughi nei quali, secondo Medici senza Frontiere, non si può vivere nemmeno un giorno, quei campi profughi frutto delle dissennate politiche di chiusura della Fortezza Europa nei quali troppe migliaia di esseri umani sono costretti a vivere in condizioni vergognose.
Sono 57mila le persone bloccate in Grecia e la maggior parte si trova intorno a Salonicco, dove è diretta la nostra Carovana.
L’Europa ha firmato un accordo vergognoso con la Turchia, che viene finanziata profumatamente per fermare il flusso di migranti in fuga dalle guerre, compresa quella siriana che ha fatto 300mila morti. Eppure la Turchia arresta i parlamentari che si oppongono allo strapotere del Presidente Erdogan, in Turchia i diritti civili non sono più garantiti.
«Voglio dire all’Europa che se la Turchia fosse un Paese sicuro, non avrei rischiato la vita di mia moglie e dei miei figli mettendoli su una barca per attraversare il mare. Se la Turchia è un Paese così sicuro, perché non la fanno entrare nell’UE?» dice Mohammad, 43anni, siriano, rifugiato nel campo profughi di Lesbo.
E un'altra testimonianza, anch’essa presa da un rapporto Oxfam: «Durante il viaggio ho rischiato molto. Gli uomini dell’Isis hanno cercato di violentarmi. Quando ho raggiunto la Turchia mi hanno rispedito ai confini per due volte. Ho rischiato di morire insieme ad altri come me. Invece, pagando siamo riusciti a tornare in Turchia di nuovo», racconta Maria, 27 anni, siriana, anche lei adesso nel campo profughi di Lesbo.
Queste sono le persone che respingiamo, che costringiamo a vivere in campi di tende piazzate nel fango, troppo spesso senza acqua corrente, senza elettricità, con troppo poco cibo a disposizione. E i bambini che vivono così sono davvero tanti.
Per questo abbiamo pensato, seguendo le orme di Enzo Infantino che già tante volte è stato in Grecia a portare aiuti, di unirci a lui e ad altri compagni di viaggio.
La Rete dei Comuni Solidali metterà a disposizione uno dei due furgoni che comporranno la Carovana Solidale e Resistente. I due furgoni saranno pieni di aiuti umanitari (soprattutto vestiti caldi per affrontare l’inverno, raccolti grazie all’impegno del professore Maurizio Marzolla e di tutti coloro che stanno contribuendo all’iniziativa) da distribuire nei campi profughi intorno a Salonicco.
La partenza dalla Calabria della Carovana Solidale e Resistente è prevista per il 14 novembre.
Gli aiuti umanitari che riusciremo a distribuire saranno ovviamente piccola cosa ma vogliamo lo stesso, con la forza dell’esempio e con l’impegno diretto, affermare che contro la sordità dell’Europa anche noi, dal basso, possiamo fare qualcosa per aiutare chi sta peggio di noi. Non abbiamo finanziamenti se non le donazioni spontanee di chi ha voluto contribuire a questa Carovona. Nessun buonismo, nessuna carità, solo la consapevolezza che questo sistema ingiusto produce distruzione ambientale, guerre e disuguaglianza intollerabili per ogni coscienza ribelle. E sentiamo il bisogno di fare qualcosa.
Giovanni Maiolo
Per il Gruppo di Coordinamento Re.co.sol.