Questo novembre 2016 voglio celebrare l’archeologia del linguaggio con la parola amnis.
Anzitutto, Novembre è, religiosamente, nella liturgia cattolica, l’ultimo mese dell’anno; festeggia Tutti i Santi ed i morti adattandosi a spostare la celebrazione della morte dei martiri, fatta alle origini nella domenica successiva alla Pasqua, adesso dedicata alla Misericordia ad iniziativa di san Giovanni Paolo II, festeggiato sabato scorso, nel mese aperto da Halloween, in memoria, in ultima analisi, del KAR MUR zumero, la ‘forza della vita sulla morte’.
Il mondo zumero richiede di entrare negli ap.kal.lu, esseri mitici mistiformi, an.im.al, ‘alto (al) spirito (im) -del- cielo (an)’, nello zu.di.a.kun, ‘conoscenza (zu) -con- l’unghia (-kun) -del- seme (a) divino (di)’ dell’anno, an-nu, tutto il tempo.
L’anno veniva determinato con un nome e non con un numero d’ordine perché era una divinità che combinava la vita con la morte. Lo zodiaco greco diventò una catena della vita, zoe, che poteva incontrare l’accidente della morte, fuori dalla duplicità continua in ogni momento.
Abbiamo visto in ottobre la M dell’oroscopo, che linguisticamente significa
m
a verbal prefix theorized to be a ventitive element, indicating motion towards the deictic center.1
Osserviamo adesso due sillabe combinate, am+en.
Amen è il termine noto in tutto il mondo nel 2016 d.C., significativo dall’ebraico ‘verità’; mentre am.En è la ‘novità archeologica’, che significa in zumero:2 “-che venga (am) -il- Signore (En)” dal 2000 ca a.C. Il nome aramaico Na.am.an conserva il zumero na.am.an, ‘generazione.che venga.il cielo’: è un elemento che aiuta a ricomporre il mosaico elementare delle sillabe che sono ottenebrate nella memoria collettiva.
Fonìa uguale, tempo di vita almeno doppio!
Gesù diceva –amen, amen, vobis dico–, che propongo di tradurre –‘che venga il Signore’ vi dico–, sepolto sotto l’ebraico. Che venga il signore Dio padre. Lo dico in verità e senza assolutismi.
Noi cristiani diciamo amen prima di ricevere l’Eucarestia. Quanti pensano: –che venga la Trinità– in me?
Un agnostico può chiudere la questione con amen per dire –basta così!–.
Ed invece non basta affatto!
Sono due usi dello stesso termine in un circolo dall’incipit assolutistico ‘così sia’ alla conclusione di tutto.
L’archeologia del linguaggio fonda sul riconoscimento del nome di Dio e dei nomi degli dèi per orientare le parole degli ultimi quattro millenni.
La riflessione che vado a proporre storicizza am.En in 4.054 anni.
am En è così chiarita dentro al Sumerian lexicon di John Alan Halloran:
am3 [A. AN]
writing of coniugation prefix /a-/ with ventive element /-m/ in NS and OB texts – compared with im-ma.3
en
n., dignitary; lord; high priest or priestess; ancestor (statue); diviner [EN archaic frequency].
v., to rule.
Osserviamo ora la sillaba del Sole, numero 20 nella kab-ba-lah zumera, nis:
nis, nes
twenty (ni2, ‘self, body’, + as, ‘one [finger, toe]’).4
nisi
(cf., nisig).4
nisig, nisi, nissa [SAR]
n., greens, vegetables (nig2, ‘valuables’, + sig7, ‘green, yellow’).
Adj., beautiful; blue; green.4
nissa
(cf., nisig).
nisag(2), nesag(2)
first fruits (offering); spring time (month); dough; wine cellar?; foremost; governor (nig2, ‘valuables’, + sag, ‘first’) [NISAG 2 archaic frequency].4
gis sinig
tamarisk (tree), grown along edges of fields and in gardens, used to make furniture.5
Che venga (am) il Sole (nis) va a comporre amnis.
Amnis, fiume. propr. Ogni acqua corrente, partic. Corso d’acqua di una certa grandezza e forza, fiume, navigabile.6
Novembre, november, nuu.em.bir, era il Capodanno zumero, GAB-GIR-TAB.
L’odierno ‘San Martino’ venne conservato come fine anno agricolo dai contadini che mantennero la festa del primo santo non martire occidentale con l’esorcista di etnia longobarda che combatteva per la vita contro la morte.
La Chiesa spostò la festa di Ognissanti dalla domenica dopo Pasqua al 1° novembre e celebrò la fine d’anno liturgico con novembre per iniziare l’anno nuovo in dicembre con l’Avvento.
Dunque, il fiume, amnis, della storia, è un circolo linguistico amplissimo, capace di riconoscere il massimo del sacro zumero in O e la parola zero come ze.ru, ‘follìa. sacro’.
ziz
moth (Akk. loanword from sasu, ‘moth’ and asasu, ‘moth’, cf., Orel & Stolbova #1034 *’acuc- ‘insect’).7
zi
n., breathing; breath; life; throat; soul (cf., zid, zig3, zil, ba-zil) [ZI archaic frequency].
v., (with –r Auslaut) to destroy; to annihilate; to annul, erase (cf., ze2-er; zi-re).
adj., raw, uncooked.8
ze2, zi2
n., stench [puzzo]; gall (bladder) [galla, piccolo (vescica)]; bile; bitter, anger.
v., to cut; to shear, cut hair; to pluck (cf., zil; ze2-er [spedire, pelar via, tagliare, far volare; asciugar su, fuori, rimuovere, dormire]).
adj., bitter.
Emesal dialect for dug3 and for duh/du8.9
ru
n., present, gift, offering [RU archaic frequency].
v., to blow; to gift; to offer; to pour out; to inflict; to send (cf., rug2).10
Carlo Forin
1 John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Logogram Publishing, Los Angeles, 2006: 165.
2 Questo è l’etnico del notorio sumero.
3 John Alan Halloran, op. cit.: 18.
4 Ivi: 208.
5 Ivi: 261.
6 NihilScio.
7 John Alan Halloran, op. cit.: 316.
8 Ivi: 313.
9 Ivi: 312.
10 Ivi: 219.