Il 28 ottobre 1909 è nato a Dublino il pittore irlandese Francis Bacon. Sedicenne, ha studiato disegno alla Saint Martin’s School of Art della sua città: un’esperienza breve, perché Bacon si è trasferito poco dopo a Parigi, dove è rimasto letteralmente folgorato da una mostra di dipinti di Pablo Picasso alla Galleria Paul Rosenberg. «Durante la mia permanenza a Parigi», ha dichiarato in un’intervista, «ho visto una mostra di Picasso e ho deciso di fare il pittore. Ho notato come le opere dell’artista spagnolo fossero bidimensionali e ho pensato che avrei potuto renderle più solide, più tridimensionali». Ed è quello che il pittore ha fatto, perfezionando come autodidatta una pittura diversa e poderosa. All’inizio ispirandosi a Picasso e cercando di reiventarne lo stile cubista, poi lavorando sul realismo dei volumi e sulla corposità dei colori. Così le figure bizzarre e anatomicamente decostruite del maestro catalano diventavano, filtrate dalla creatività e dalla nuova tecnica di Bacon, veri e propri mostri, esseri non solo o non più umani, usciti dall’inconscio o dall’inferno.
Anche Velasquez, Constable e Van Gogh erano modelli per l’artista dublinese, ma sempre colti nella loro dimensione più oscura, distruttiva e autodistruttiva. Nel 1944 il pittore ha realizzato l’opera Tre studi per figure ai piedi della croce, esposta alla Lefevre Gallery di Londra, scandalizzando la parte più tradizionalista del mondo accademico, ma ottenendo l’attenzione di Graham Sutherland e della critica più attenta alle nuove dinamiche dell’arte. Cominciava così il suo mito, che spesso si fondeva alle vicende ora grottesche, ora profondamente tragiche della sua vita, una scatola di carne, sensi e sangue caratterizzata da connubi e contemporaneità come amore e morte, amore e alcol, amore e vertigine, amore e grida, amore e ombra.
Francis Bacon è morto a Madrid il 28 aprile 1992.