Signor Presidente,
il 7 ottobre nel Suo discorso pronunciato all'Istituto Jacques Delors ha finalmente dedicato qualche parola in più agli Stati Uniti d'Europa, dopo che ne aveva accennato il 14 settembre al Parlamento europeo in occasione del Discorso sullo stato dell'Unione. Nell'aula di Strasburgo si era limitato a uno scontato «Noi non siamo gli Stati Uniti d’Europa» dopo aver preso atto che vi sono due livelli di democrazia, quello dei Parlamenti nazionali e quello del Parlamento europeo.
A Parigi, “approfondendo” il discorso, Lei ha giustamente sostenuto che «Molto spesso, coloro che ci stanno guardando, non capiscono quello che facciamo»; questo accade perché a suo avviso ci sarebbe un «equivoco di fondo… Credo che dobbiamo smettere di parlare di Stati Uniti d'Europa. Io l'ho fatto quando ero molto giovane, all'età di 17-18 anni e ad un certo momento mi sono detto che non possiamo più indurre in errore i cittadini europei perché non avremo mai gli Stati Uniti d'Europa, perché i popoli europei non li vogliono».
Mi consenta di dissentire profondamente da queste Sue affermazioni.
Io credo che coloro che vi guardano, e mi riferisco ai cittadini europei, forse non capiscono ma certamente subiscono le vostre decisioni.
Lei è certo che i popoli europei non vogliono gli Stati Uniti d'Europa. Potrei risponderLe con una battuta: qualcuno gliel'ha chiesto? Ma ancor prima vorrei porLe una questione di fondo retorica, qualcuno ha spiegato loro cosa potrebbe significare avere una Europa federale? No, ma avete permesso che a loro fosse fatto credere che al fallimento in atto dell'Unione europea vi fosse una sola alternativa, il ritorno ai nazionalismi.
Come scrisse il leader radicale nonviolento Marco Pannella nel Manifesto Appello contro lo sterminio per fame, sottoscritto da oltre 130 Premi Nobel «…se le donne e gli uomini, se le genti sapranno, se saranno informati, noi non dubitiamo che il futuro potrà essere diverso da quello che incombe e sembra segnato per tutti e nel mondo intero. Ma solo in questo caso».
Principio che oggi si concretizza nella campagna del Partito Radicale Nonviolento per l'affermazione e la codificazione alle Nazioni Unite del nuovo diritto umano alla Conoscenza.
D'altro canto, Signor Presidente, è certo che se i cittadini conoscessero, per esempio, il funzionamento del Meccanismo europeo di stabilità lo approverebbero? O approverebbero la fallimentare politica ultradecennale di cooperazione con i Paesi terzi?
Per non parlare di… economia e finanza. Sembra passato un secolo ed era appena il 16 gennaio 2014 quando Viviane Reding, Vice Presidente della Commissione europea, nonché sua concittadina e compagna di Partito, affermò:*
(…) Negli ultimi anni sono stati conferiti nuovi poteri alle istituzioni europee per evitare che in futuro si verifichino altre crisi economiche come quella da cui stiamo iniziando ad uscire. In un certo senso la gestione della crisi ha preso il sopravvento sulla democrazia, ma ora dobbiamo ristabilire l'equilibrio. (…) Io voglio gli Stati Uniti d'Europa, grazie ai quali 28 voci possano farsi sentire in modo unanime e autorevole sulla scena internazionale e in cui le riforme economiche importanti vengano discusse pubblicamente, in seno a un Parlamento europeo eletto democraticamente, anziché essere decise a porte chiuse da troiche o esperti finanziari. (…)
Signor Presidente,
se, per esempio, ai cittadini europei fosse reso noto il progetto del Parlamento europeo “Valutare il costo della non-Europa 2014-2019”, il cui terzo ed ultimo aggiornamento è purtroppo fermo all'aprile 2015, e che stima la mancanza di più Europa comunitaria a poco meno di 1.600 miliardi di euro, i cittadini europei avrebbero già una visione diversa dell'Unione Europea.
E dovrebbe dire loro, per esempio, che solo nei settori della politica di sicurezza e di difesa, se vi fosse una cooperazione più stretta, vi sarebbe un'economia di 26 miliardi; e se fosse improntata sul modello americano, cioè gli Stati Uniti d'Europa, i risparmi ammonterebbe a 130 miliardi.
Credo che i cittadini, se solo sapessero, non vedrebbero l'ora di chiedervi conto del perché sperperate i loro denari. E Lei avrebbe il coraggio di dire che lo fate per volontà… dei popoli europei?
Signor Presidente,
Lei non è stato eletto da quei popoli europei di cui crede di conoscere il volere, ma nominato da quei Governi che impediscono ai popoli di conoscere e quindi decidere.
Governi che ha ricambiato e rassicurato sin dalla sua nomina affermando che non ci saranno mai gli Stati Uniti d'Europa, che è il nostro obiettivo.
Nel frattempo l'Unione europea ha perso un paese importante, il Regno Unito; ha accolto nel 2004 un paese, Cipro, diviso da un muro dal quale in dodici anni non siete riusciti a togliere una pietra; vede sorgere nuove cortine di ferro che non dividono più l'Europa “americana” da quella “sovietica” ma dividono l'Unione europea.
Lei sostiene che non ci saranno mai gli Stati Uniti d'Europa, forse è bene che cominci a rendersi conto di cosa sta producendo l'Unione europea delle burocrazie governative nazionali.
Distinti saluti,
Maurizio Turco
Presidenza del Partito Radicale Nonviolento
già deputato europeo
* Viviane Reding, “Il 2014 anno delle scelte, serve federazione degli Stati Uniti d'Europa”, La Repubblica, 16 gennaio 2014.
Fonte: www.radicalparty.org