Come le praterie in un'estate indiana...
selvaggia folata e soave brezza
la tua corsa, Johan, una danza
il tuo dribbling fra terzini marcatori
della stessa sostanza della pietra
(ricordi il biondo Berti Vogts?)
e stopper dalla facies feroce,
ma tu andavi oltre i bastioni
con levità non scevra di forza,
ispirando l'assalto, scoccando
dardi d'apollinea bellezza,
agendo nel centro delle idee,
creando luce come Vermeer
(tu dolce folgore sull'erba,
lui in un interno senza tempo),
paesaggio bruegeliano,
perfetto come un Rembrandt
nelle pieghe del buio.
E gol come spirali celesti di van Gogh
nascevano dai tuoi piedi
piatti e saggi come quelli antichi
di un profeta in marcia
nei deserti del mondo.
Il bianco e rosso dell'Ajax,
il blaugrana del Barça,
l'orange dell'Olanda...
tutte maglie tatuate
nel cuore per sempre...
un calcio a una pietra lungo i canali,
invenzioni e ricami vetrosi alla Gaudí
e meccanismi così perfetti
da sgominare gli avversari,
da sgomentare il pensiero.
Con Rep, Keizer, Hulshoff, van Hanegem,
Rijsbergen, Haan, Suurbier, Neeskens, Jongbloed...
come un Cavaliere dell'Ideale,
pietra angolare della fantasia,
libero amore e sogno e anarchia
(ah l'ordine senza potere!),
rivoluzione armoniosa e fiorita,
di lunghi capelli e basette gentili,
arte applicata e nuvole in fuga
verso gli orizzonti dell'altrove.
O Johan, come una canzone dei Beatles...
Lucy in the Sky with Diamonds,
A Day in the Life, Let It Be...
ora corri come il vento
nelle praterie di un'estate indiana.
Alberto Figliolia