A venticinque anni – questa è l’età di Francesca Lupi – è cosa rara avere una visione così profonda della vita da metterla in versi, tra l’altro ogni persona cerca di capire la vita fino all’ultimo giorno. Ciò non esclude che, in generale, anche in questo breve arco, si possano vivere esperienze che portano ad una maturità anticipata ed una consapevolezza maggiore.
Ed è l’età, senza dubbio, in cui la ricerca del cuore si fa più imperante, l’altro assume un valore di presenza vitale, indispensabile al nostro stesso respiro, assoluto. Non importa se si vive un amore/dolore, fatto di assenze e ritorni agognati, la sola coscienza di contenere questo fuoco di passione diventa forza di vita.
Premesso questo, la raccolta di poesie di Francesca Lupi ha un merito indiscusso, quello di essere genuina, sincera. Non c’è vergogna a gridare il bisogno di lui, si accettano anche i compromessi pur di sopravvivere: “Non dirmi che sarà per sempre, / l’eternità mi spaventa. / Dimmi che mi amerai fino a domani / e poi chissà. / Dimmi che mi ami adesso ed io / ti amerò lo stesso: / Amami, anche solo per pochi momenti / ma fallo a pieno, / fallo veramente con tutto te stesso. / Amami così per pochi secondi / e sarà l’eternità”.
Bisogna dire con onestà che nella raccolta talora il verso non ha trovato il ritmo giusto e la misura, che la spontaneità dovrebbe tenere conto talvolta di una maggiore essenzialità linguistica, tuttavia la sensazione che rimane a lettura finita è di freschezza: “Sussurro al cielo stellato, / sussurro un desiderio nascosto, / bisbiglio del cuore. / Parlami di lui cielo mio, / che le tue stelle ritraggano il suo volto / e che mi guardino come con un sorriso”. Ed anche di condivisone: l’altro è sicurezza, completamento, percorso di autoconoscenza e di crescita: “Ho visto i tuoi occhi proteggere i mei, / ed insegnargli l’amore, / quello vero, che rimane / … Guardandoti ho imparato i tuoi occhi / e ho capito cosa vuol dire essere al sicuro”.
L’assenza, il senso di vuoto si estende a comprendere figure care familiari, ma intanto il percorso di crescita si consolida, non ci si sente più un “papavero” pieno di paure: “Vorrei farti vedere che da oggi / ho imparato ad abbracciare. / Il papavero sa respirare”. E si scopre che la vita, al di là delle ossessioni che insistono a tornare ma da cui ci si vuole sicuramente liberare, è importante ogni giorno: “E non importa se tu non ci sei più, / se tu non mi vuoi più, / perché oggi è una bella giornata per vivere”.
Marisa Cecchetti
Francesca Lupi, Il cuore respira
Giovane Holden, 2016, pp. 46, € 12,00