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Puglia e Poesia: Vittorio Pagano e Girolamo Comi 
di Stefano Bardi
11 Ottobre 2016
 

Nel 2003 il gruppo musicale pugliese Sud Sound System pubblica l'album Lontano, con al suo interno canzoni in dialetto salentino; e, su tutte le canzoni in questione, quella che più ci interessa è “Le radici ca tieni”. Una canzone che, nella sua lunga declamazione, omaggia il magnifico, magico, e stupendo Salento con i suoi colori, le sue musiche, e le sue campagne che profumano di vino, di oliva, e di primavera quando cala la sera. In particolar modo però, come suggerisce il lessema radici del titolo, questa canzone parla della fierezza dei propri natali od origini ancestrali, poiché come ci insegnano i Sud Sound System, solo ed unicamente essendo fieri delle proprie origini, possiamo sperare di vivere un futuro migliore ed evitare, di ripetere nel presente gli errori compiuti nel passato. In poche parole non dobbiamo mai rinnegare i nostri natali, perché così facendo rinneghiamo noi stessi come esseri umani e cancelliamo, il nostro diritto di vivere.

A distanza di 5 anni esce l'album Le dimensioni del mio caos del cantautore Michele Salvemini in arte Caparezza, che, contiene la canzone “Vieni a ballare in Puglia”. Una canzone che ribalta interamente il contenuto e il messaggio della precedente, attraverso il verbo ballare, che non connota un momento di gioia e non rimanda al vivere, ma bensì a un momento funereo e al tema della morte. Più nel dettaglio, la dipartita di cui parla Caparezza, è quella socio-morale dei lavoratori pugliesi, i quali pur scegliendo di rimanere nella loro dolce e amara terra, accettano condizioni lavorative disumane, illegali, e di totale sfruttamento pur di provvedere ai bisogni, delle loro famiglie. Eppure parlando con essi e in particolar modo con le nuove generazioni, sono assai fieri e onorati di essere pugliesi; e seppur costretti ad emigrare al Nord Italia per lavoro, sanno nel profondo del loro animo che un giorno, per la pensione o per l'eterno riposo, ritorneranno nella loro stupenda e bellissima terra, poiché fra tutte le popolazioni italiane i pugliesi sono quelli che più sono attaccati alle loro radici. Origini o natali, che non simboleggiano solo la nascita ancestrale, ma anche e soprattutto cultura e valorizzazione dei loro personaggi più illustri e celebri, come per esempio i grandi poeti Vittorio Pagano (Lecce 1919 - 1979) e Girolamo Comi (Casamassella, 23 novembre 1890 - Lucugnano, 3 aprile 1968), i quali seppur nati e trasferitesi in altre città, sono immediatamente ritornati nella loro Puglia dove hanno composto i loro capolavori e dove hanno trovato il loro eterno riposo dentro la loro Madre Terra, che profuma di olivo e di rugiada. Parole, le mie, che non vogliono essere solo ed unicamente un'analisi poetica delle loro maggiori opere, ma anche e soprattutto un omaggio alla Puglia e ai pugliesi interi, non solo a quelli che per scelta o costrizione sono emigrati alla ricerca di fortuna, ma anche a quelli che per scelta sono rimasti, nella loro terra di origine insieme alle loro famiglie.

 

Basta con le ciance e iniziamo il nostro viaggio dal 1958, anno in cui Vittorio Pagano partorì la raccolta Calligrafia astronautica. Già da questa prima opera, possiamo vedere quale sarà la poetica del Pagano, ovvero, quella di ridurre e trasformare le immagini in parole. Immagini e figure che danzano in un mondo di intense sobillazioni, su una dolce melodia composta da ritmo e rima. In questa raccolta, la verità e la storia sono concepiti come dei crucci emotivi ed esistenziali; e come un'infinita contraddizione dell'Io col Mondo.

Nel 960 fu pubblicato il poema I privilegi del povero. L'opera intera è costituita dai quattro volumi Mitologia del Sud, In un astro crudele, Trobar concluso e Residui di un album di guerra, in cui le umili e semplici consuetudinarietà giornaliere vengono mutate in reminiscenze e paure, in avventure soprannaturali, in violente e paradisiache pesti bubboniche, in universi cosmici, e infine in immortali ombre esistenziali. Poema esistenziale ma anche psicologico, attraverso il quale si indaga sull'esistenza dell'Uomo, che non riesce mai a realizzarsi. I principali temi di questa raccolta sono interamente biografici, poiché riguardano i suoi genitori, sua moglie e suo figlio. La sua famiglia di origine è qui rappresentata, nella sua più pura trasparenza, facendola vedere per come era, ovvero una famiglia mezzadra con un padre-padrone e una moglie sottomessa in tutto e per tutto al marito. Nel figlio, invece, vede la sua carnale e spirituale resurrezione; e per quanto riguarda la moglie, è liricizzato il loro fisico e ascetico rapporto coniugale.

Nel 1963 esce la sua opera di successo, ovvero la raccolta Morte per mistero. In questo suo ultimo capolavoro poetico, la dipartita è la padrona assoluta ed è intesa non come la venerazione dei defunti, ma bensì come il principale obiettivo esistenziale da raggiungere. In poche parole e per concludere, secondo Vittorio Pagano la dipartita è con noi dal momento in cui nasciamo, ci segue e ci parla in ogni nostro attimo esistenziale, in ogni nostra gioia e sofferenza, e infine durante l'eterno riposo delle membra.

 

Il nostro primo viaggio finisce qui, ma non c’è tempo di riposarsi poiché è tempo di ripartire, per raggiungere la bomboniera del Meridione, ovvero, la stupenda e luminosa Casamassella, che diede i natali per l’appunto, al poeta Girolamo Comi. Nel 1929 esce la raccolta Poesia (1918-1928), la quale è pervasa da una dolce melodia, che fonde insieme natura e idea, argomenti e stili. In quest’opera, il Comi riprende lo stile letterario del cantico e, come il santo di Assisi, anche il nostro poeta meridionale lo usa per omaggiare la Natura e le sue Anime cosmico-ancestrali. Liriche composte di allitterazioni, corrispondenze, e concordie musicalmente unite, fra di loro.

Nel 1930 esce il Cantico del tempo e del seme, in cui il tempo e il seme simboleggiano i miti e le pulsioni sessuali della gioventù. Tematiche che verranno continuate nell’opera del 1931, ovvero la raccolta Nel grembo dei mattini, dove al fianco di essi, vengono liricizzate tematiche trascendentali e mistiche, che sono legate alla transumanza mezzadra del Meridione.

Nel 1954 esce la raccolta Spirito d’armonia. In quest’opera si affaccia in pieno la maturità cattolico-cristiana del Comi, nella quale il Paradiso e la Natura sono concepiti come un omaggio alla potenza e all’energia creatrice di Dio. Nel 1958 esce la raccolta Canto per Eva, dove viene ripreso ancora il tema del cantico, attraverso il vivo e inteso rapporto con la natura, ubriacandosi delle sue fragranze e sporcandosi, con le sue tinte. In questa raccolta trovano spazio, anche ricordi e reminiscenze autobiografiche, attraverso le ombre femminili amate e contemplate dal poeta.

Il 1967 è l’anno della sua ultima opera di successo, ovvero la raccolta Fra lacrime e preghiera. Opera in cui la poesia è concepita come Fede; e a sua volta la Fede è concepita come un’affettuosa e consolatrice lettura del passato.

 

Stefano Bardi


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