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Cristian Copes. Il Centro studi storici valchiavennaschi al Bersaglio
03 Ottobre 2016
 

Qualche cittadino avrà forse notato, trovandosi in Pratogiano, che, all’imbocco di una delle due rampe che salgono al crotto Ubiali, una targa la indica come via al Bersaglio. Prende il nome dal tiro a segno a cui conduce. È la sua quarta e ultima sede nel territorio comunale di Chiavenna.

Nel primo pomeriggio di sabato 1° ottobre di lì a partita la sessantina di soci e simpatizzanti invitati dal Centro di studi storici valchiavennaschi per una delle periodiche visite guidate.

Come ha ricordato il presidente Guido Scaramellini, la storia del tiro a segno nasce con l’Unità d’Italia nel 1861, quando nel nuovo regno fu istituita la Società di tiro a segno nazionale. A Chiavenna solo nel 1870 fu aperta la prima struttura. Si sparava da sopra il crotto “Al prato” verso il piede della rocca del Castello, tra la Caurga e il cimitero. Nel 1879, per allungare la traiettoria, comunque sempre lontana dai 300 metri regolamentari, si invertì la direzione di tiro. Pochi anni dopo si optò per la località opposta nel territorio comunale, all’imbocco della valle Spluga, a Scandolera, e la società rifiorì con tiratori impegnati in concorsi locali e provinciali. Infine nel 1902 si ebbe l’ultimo trasferimento, il quarto, tornando sopra i crotti di Pratogiano, in località Crosét, a quota 377, su 1420 metri di terreno. Intanto, con una legge del 1934, tutti i poligoni passarono al demanio militare, servendo per l’addestramento degli appartenenti alle forze armate e dei richiedenti il porto d’armi. Quindi la finalità ludica fu superata da quella militare.

Questo Bersaglio ebbe vita per quasi mezzo secolo, fino alla chiusura della seconda guerra mondiale. Da allora, inutilizzato, cadde il tetto dello stabile e dei servizi e fu invaso da sterpaglie ovunque. Nell’aprile del 2014 il Comune intervenne e ottenne gratuitamente la struttura dal Demanio, a patto che entro tre anni se ne faccia un’area verde.

Sarà bene pensare a una destinazione, forse ad area per scout o associazioni, comunque per giovani visto il quarto d’ora di sentiero in salita. Intanto l’amministrazione comunale, grazie all’intervento dell’assessore Mauro Premerlani, in occasione della visita di sabato ha provveduto a ripulire la superficie dell’ex Bersaglio, facendola di fatto diventare un’area verde. Ma non solo: dove il sentiero dei crotti della Crosét si distacca, salendo a destra per il Bersaglio, una rocca montonata con alcune marmitte dei giganti, sconosciuta ai più, è stata rimessa in evidenza per l’occasione.

Il pomeriggio si è concluso nel crotto Bertacchi, ospiti dell’attuale proprietario Roberto Scaramellini, dove il presidente ha ricordato che fu donato dai chiavennaschi al poeta nel 1922, leggendo la poesia “Un violìn de carna séca”, e che in quella sede nell’aprile del 1944 si costituì il Comitato locale di Liberazione nazionale. La visita si è conclusa in un secondo crotto, pure settecentesco, proprietà di Sergio Salini. Entrambi, com’è naturale, hanno offerto graditi assaggi gastronomici.

 

Cristian Copes


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