Mi chiamo Maria Sole e ho trentadue anni. Ho un compagno che amo e insieme vorremmo diventare genitori, avere tanti bambini. Ma tra i desideri e la possibilità di realizzarli, o anche solo di provarci, a volte ci sono ostacoli insormontabili. Sono nata senza utero. Sono affetta dalla sindrome di Mayer Rokitansky Kuster Hauser, ma sono fertile. Ironia della sorte, i miei gameti sono idonei al concepimento ma non ho nel mio corpo la culla dove consentire che un embrione si annidi e cresca. Per me e le altre donne come me con lo stesso desiderio di maternità esistono attualmente (in attesa che l’intervento di trapianto di utero sia perfezionato) solo due strade: l’adozione e la maternità surrogata. La prima è sicuramente una strada percorribile per me e per chi ha la possibilità di dare una famiglia a un bambino che è in stato di abbandono, e non escludo che un giorno adotterò. La seconda non so se sia del tutto vietata in Italia, perché la legge 40 parla solo di divieto di commercializzazione dell’utero.
Io vorrei chiedere a una mamma di aiutarmi a diventare mamma.
Certo, ci sarebbero spese necessarie da affrontare e di queste ce ne faremmo carico noi. Ho conosciuto molte donne americane (Nord America e Sud America), canadesi, inglesi, russe, ucraine, greche o indiane affette dalla mia stessa malattia che adesso stringono tra le braccia i loro bambini nati da maternità surrogata. Hanno avuto la possibilità di scegliere come diventare genitori con i loro compagni, possibilità che a me e all’uomo che amo viene invece negata.
Noi abbiamo deciso però insieme di scegliere la possibilità che la scienza offre alle coppie come la nostra e di far nascere nostro figlio con la tecnica della gestazione per altri. Abbiamo scelto di tentare.
Scegliamo la gestazione per altri perché se la scienza consente alle persone di usufrire della scienza, noi vogliamo provarci. Scegliamo la gestazione per altri perché, se fatta senza sfruttamento e costrizioni, è una tecnica medica e una possibilità che dovrebbe essere permessa. Scegliamo la maternità surrogata perché è l’unico modo in cui nostro figlio potrà venire al mondo. Non riesco a comprendere quali siano le ragioni morali, etiche e giuridiche per cui potrei donare un mio ovulo a una estranea per far nascere quello che in Italia sarebbe “suo” figlio e non posso far nascere nostro figlio con un dono temporaneo di utero.
Per tutti questi motivi ho deciso di lanciare un appello. Un appello che possa arrivare al cuore di una donna, già madre, che capisca quanto profondo sia il nostro desiderio di diventare genitori. Se si consente di donare un rene da vivente, scelta non esente da gravi rischi anche mortali, perché non consentire a una donna di consegnare le blastocisti di suo figlio a un’altra donna, che solo per nove mesi lo avrà con sé per farlo nascere? Sarà una donna che ci avrà donato una felicità immensa, che farà parte inevitabilmente e per sempre della vita del bambino – che saprà molto presto com’è venuto al mondo. Che conoscerà subito cosa avrà significato per noi il suo atto di amore.
Quella donna, se vuole, farà parte della nostra famiglia.
A garanzia di tutto quello che avverrà, e se come spero il nostro appello sarà accolto, ci atterremo scrupolosamente ai dettami della proposta di legge promossa dalla Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica. Io e il mio compagno ci auguriamo possa diventare presto legge in Italia e consentire così a tante altre donne come me, e a tante altre coppie come la nostra, di poter realizzare il sogno di diventare una famiglia.
Forse non risponderà nessuno a questo appello, ma confido che esista ancora una donna, una famiglia con figli propri, che capisca l’importanza del donare se stessi per la felicità di altri, perché la gestazione per altri è l’unica possibilità, per molti bambini, di venire al mondo.
Fonte: www.associazionelucacoscioni.it