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Stefano Bardi: Riscoprire Libero Bigiaretti
01 Ottobre 2016
 

Uno scrittore, che, nelle sue opere rappresenta e declama le virtù e i travestimenti degli italiani, dal Regime Fascista alla Resistenza. Lo scopo principale dei suoi romanzi è quello, di smacchiare e rischiarare le brumose coscienze. Inoltre nei suoi romanzi, gli uomini rappresentano le mistificazioni e le sconfitte psico-sociali, mentre invece le donne, le positività e le luminosità. Uno scrittore sfortunato però, fu il Bigiaretti, poiché ad oggi solo le due opere maggiori (Esterina-Carlone), vengono ricordate e applaudite come opere letterarie di alto livello; e allora queste mie parole partiranno dall’analisi di queste due opere, per proseguire poi, con una veloce analisi di alcune opere dello scrittore matelicese.

 

Nel 1942 esce il romanzo Esterina, in cui rimane fedele al suo stile narrativo, ma allo stesso tempo, scruta e indaga le verità, da più punti di vista. Un romanzo in cui la tristezza simboleggia l’astio matrimoniale e l’imperturbabilità; e dove la logicità, è soppiantata dall’amore. I personaggi maschili di questo romanzo, sono sentimentalmente dementi, poiché non accettano i doni dell’amore; e all’amore passionale e ardente, sostituiscono il sesso, attraverso il quale sfogano le sanguinanti ferite del passato. Anche la Religione entra in quest’opera, ma solo ed esclusivamente, come un uso personale e non sottoposta a dogmi. La protagonista Esterina, si muove grazie alle felicità puerili e al suo viso bambinesco, ma dagli occhi vampireschi e fatali. La vicenda intima e sentimentale della protagonista, simboleggia il legame oscuro e ragnatelico della coppia. In poche parole e per concludere, questo romanzo vuole registrare e rappresentare le cagioni dei fallimenti, delle allucinazioni, e delle gioie; e lo fa attraverso lessemi che sanno di pessimismo, conflitto, e sbandamento.

Nel 1950 esce il suo secondo successo, ovvero il romanzo Carlone. In codesto romanzo, viene rappresentata la vita coniugale; e più precisamente quella dei genitori di Carlo Bartocci detto Carlone, dove il tempo è ritmato dalle violente e giornaliere botte, del marito sulla moglie e a volte, del padre sul figlio. Al Bartocci non importa dell’amore, se non quello puramente e schiettamente, carnale e “consumistico”. Eppure il protagonista in qualcosa crede ciecamente, ovvero, nella legalità e nella fratellanza umana. In special modo, quest'opera si concentra sulla vita politica del Bartocci, la quale va dalle fine dell’Ottocento alla Seconda Guerra Mondiale; e un occhio di riguardo è dato, alla Resistenza. La lotta di liberazione colpisce fortemente il protagonista, fino a fargli capire, che i problemi delle classi più povere (contadini e mezzadri), possono essere risolti solo ed esclusivamente, attraverso l’unità degli obiettivi e dei gesti politici, i quali devono basarsi su un’idea Socialista. Una Resistenza, che in quest’opera ha uno scopo prettamente educativo, ovvero quello, di farci vedere e comprendere il Mondo storico in cui l'Uomo vive, cammina, e muore. L’intera esistenza del Bartocci, si attua nella cittadina di Matelica con la sua eredità di soprannomi, con i suoi giocosi cerimoniali domenicali, con i suoi Comuni mezzadri, e con il suo acre linguaggio vernacolare. Un realismo geografico, che, non ha bisogno di didascalie geografiche e linguistiche, poiché Matelica è già ben inquadrata, socialmente e ideologicamente. Inoltre e per concludere, la vita del protagonista è costruita dalla fusione, fra la finzione e l'autobiografismo, il quale quest’ultimo si basa, sui ricordi dello scrittore riguardanti suo padre e suo nonno.

Accanto a questi due grandi romanzi c'è quello del 1963, dal titolo Il congresso. Ancora una storia d'amore, in cui attraverso la voce della protagonista femminile, non si parla solo di amore, ma anche e soprattutto, delle sue luci e delle sue tenebre. Un romanzo assai negativo e pessimistico, in cui la lotta sociale ed etica, è vista come una lotta contro i mulini a vento. Il personaggio maschile del romanzo, rimane imprigionato nel suo golfo mistico, ovvero, fra l'incapacità di scegliere la rispettabilità etica o la borghese ricchezza; e non riesce a ribellarsi, alla schiavitù industriale-tecnologica di quegli anni. In conclusione, possiamo dire che i personaggi maschili mostrano tutte le loro doppiezze, le loro debolezze sessuali, e tutti i loro patteggiamenti etico-sociali.

Un altro romanzo meritevole di attenzione è quello del 1966, dal titolo Le indulgenze. La vicenda di questo romanzo, si svolge in un'intera notte nelle strade di una Roma falsa, farisea, e depravata. Nel romanzo bigiarettiano la città di Roma, rappresenta il mondo che non può essere oscurato, ma anzi all'incontrario, un mondo che deve creare disgusti e brume esistenziali. Una Roma, intesa come la capitale del mondo, la quale è animata da rapporti antiquati e spregevoli, da depravazioni, da poteri oscuri e demoniaci, e da cinismi. Una città popolata da baby-gang e bambocci scansafatiche, i quali si esprimono maleducatamente e trivialmente; e infine, si muovono con macchine e moto dai lunghi tubi, che sembrano serpenti scintillanti al sole. Accanto a questa demoniaca Roma però, c’è la vera città che è quella dal sapore pasoliniano, con le sue borgate abitate da ombre umane, che non hanno luce e acqua nello loro abitazioni, ma hanno però tanta fratellanza e compassione, fra di essi e verso gli altri. In questa notte narrativa, ogni chimera è distrutta attraverso quattro quadri scenici, composti da una mostra d'arte, una cena a Trastevere, una festa, e un fallito incontro sessuale. In poche parole, questa notte sputtana e mette alla gogna, la meschinità della borghesia romana.

Dal 1966 passiamo al 1968, anno in cui venne pubblicato il romanzo La controfigura. Romanzo che rappresenta i legami fra le allucinazioni e le verità chimeriche del personaggio, il quale consuma la sua vita trasgressivamente, senza preoccuparsi minimamente, di allacciare seri legami sociali ed etici

L'ultimo capolavoro, di cui non conosciamo la precisa data di pubblicazione è il romanzo Le stanze. Autobiografia e finzione allo stesso tempo, in cui il Bigiaretti rievoca i suoi amici più o meno famosi, che hanno lasciato una traccia luminosa nella sua vita. Questa autobiografia è costruita, attraverso attimi di pace e tranquillità, di sussulti, di paure, e di stanchezze.

 

Stefano Bardi


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