Regia: Jerry Calà. Soggetto e Sceneggiatura: Gino Capone, Jerry Calà. Fotografia: Sebastiano Celeste. Montaggio: Mauro Bonanni. Musiche: Umberto Smaila. Edizioni Musicali: Clemi Cinematografica srl, Emergency Music Italy srl. Costumi: Ornella Campanale. Fonico Presa Diretta: Ugo Celani. Scenografo: Antonino Formica. Direttore di Produzione: Nicolò Forte. Produttore: Giovanni Di Clemente. Casa di Produzione: Clemi Cinematografica srl. Aiuto Regista: Luigi Vallini. Operatori alla Macchina: Cristiano Celeste, Roberto Marsigli. Fotografo di Scena: Fabrizio Appetito. Esterni: Trevignano, L’Aquila. Canzoni: Se tu non fossi un angelo (Borghetti, Smaila), Riderà (Mogol, Bernet, Gerard). Genere: Commedia. Durata: 105’. Interpreti: Jerry Calà, Serena Grandi, Anna Kanakis, Andrea Roncato, Gigi Sabani, Nadia Bengala, Ugo Conti, Armando De Razza, Mauro Di Francesco, Gian, Gianni Mazza, Novello Novelli, Franco Oppini, Giorgio Porcaro, Ninì Salerno, Umberto Smaila, Gegia Antonaci, Gabriella Barbuti, Fanny Cadeo, Antonio Covatta, Stefano De Sando, Ludovica Modugno, Ida Sansone, Leo Gullotta, Alessia Merz, Cristina Bianconi, Biljana Bosnjakovic, Alex Angiò, Marzia Caltagirone, Marica Coco, Ashley De Bianchi, Barbara De Fanis, Anita Gallo, Marina Jlina, Carolina Marconi, Lino Ricardo Nunes De Santana, Daniele Paoletti, Parisio Riccardo Perrotti, Edo Soldo, Karin T., Alfiero Toppetti, Veronica Visentin, Paolo Vergoni, Matteo Zorzin.
Gli inaffidabili è una commedia corale, terzo film da regista di Jerry Calà, dopo Chicken Park (1994) e Ragazzi della notte (1995), totale flop commerciale, dovuto anche alla crisi del cinema. Per rivedere Calà nei panni di regista e attore, dovremo attendere quasi dieci anni con il modesto Vita Smeralda (2006) e con l’azzeccato revival Torno a vivere da solo (2008). Il resto è storia d’oggi: Pipì Room, 2011 e il tanto atteso (per ora non visto) 2016 - Odissea nell’ospizio, ma sono lontani i tempi di Marco Ferreri (Diario di un vizio, 1993) e i successi epocali di Sapore di mare (1983), I fichissimi (1981), Bomber (1982)… Ogni stagione ha i suoi momenti, comunque, Jerry Calà dimostra costanza nel fare un mestiere che l’ha visto protagonista e simbolo d’un’epoca anche oggi che i tempi sono cambiati e non è facile riempire le sale di un cinema. Non solo, è impresa ardua persino riuscire a distribuire una pellicola! Il destino de Gli inaffidabili è quello del limbo, di una distribuzione deficitaria, della scarsa possibilità di far vedere un’opera corale che non può dirsi del tutto riuscita ma che resta un lavoro dignitoso e sincero.
In breve la trama. Renato (Calà), ex cantante dei Blue Moon ha sposato la figlia (Modugno) di un ricco produttore di sanitari (Novelli) e con i soldi di famiglia ha messo su un villaggio vacanze dove invita gli amici a passare un week-end pasquale. La moglie dovrebbe essere partita per Lourdes con il padre, ma non è vero, perché sul più bello compare e rompe le uova nel paniere al marito inaffidabile. Non è solo Renato l’inaffidabile della storia, costruita su personaggi divertenti e insoliti, come in un film a episodi legati da un filo conduttore. La commedia mette in primo piano una serie di esistenze problematiche e di piccoli episodi di vita, ricalcando uno schema – che Calà conosce bene – tipico del cinema dei Vanzina. Ogni amico ha una sua storia complessa, dalle coppie che si ricompongono (Di Francesco - Grandi) a un figlio presunto gay (Santon), passando per uomini innamorati di ragazzine (Roncato), personaggi televisivi in crisi (Sabani), avvocati fascisti (Smaila), ricconi che viaggiano in elicottero (Gian) e compagni di merende burloni (Oppini e De Razza). Alla fine Renato, in rotta con moglie e suocero, vorrebbe riscattare il locale, ma nessun amico è disposto a comprarlo in società, anche se a parole tutti sembrano ben disposti. A festa finita gli amici se ne vanno, a parte il più povero del gruppo (Gullotta), ex compagno di scuola di un personaggio famoso (Sabani), che si fa turlupinare dal cantante e versa quindici milioni che non rivedrà mai più.
Il film è una fiera dell’inaffidabilità, mostra personaggi inadeguati come uomini, genitori, amici, compagni e amanti. Buona l’ambientazione tra L’Aquila e Trevignano (il villaggio vacanze sul lago), bene la fotografia di Sebastiano Celeste, ottima la colonna sonora di Umberto Samila (pezzi tipici del repertorio dei Gatti che vanno da Riderà a Se tu non fossi un angelo), discreta la sceneggiatura e abbastanza ispirata la regia. Mancano le battute memorabili. Calà attore è sotto tono, forse si mette da parte per dare spazio a una serie di comici dai quali era lecito attendersi di meglio. Divertente Leo Gullotta come amico imbranato, ma anche il gruppo – riunito per l’occasione – dei Gatti di Vicolo dei Miracoli (Smaila, Salerno e Oppini) se la cava bene nei rispettivi ruoli, come Andrea Roncato è un comico padre geloso che stravede per le ragazzine. Giorgio Porcaro è un notaio strafatto che si crede Gesù, Gegia una moglie insoddisfatta, Armando De Razza un amico invadente e combina scherzi, Gian un riccho imprenditore che ha sposato la donna più bella del gruppo, Anna Kanakis. Tra le interpreti femminili si ricorda una giovanissima Alessia Merz, figlia di Andrea Roncato concupita dal ragazzino che tutti credevano gay, per la gioia del padre Umberto Smaila. Fanny Cadeo, invece, è la prostituta che sblocca il ginecologo Nini Salerno impersonando a pagamento la defunta ex moglie.
Il giudizio finale sul film è abbastanza positivo, perché non è facile gestire tanta carne al fuoco come quella messa ad arrostire da Calà in un calderone di personaggi e situazioni. La commedia corale esige esperienza da regista e una sceneggiatura solida, così come dirigere tanti galli in un ristretto pollaio non è per niente agevole. Gli inaffidabili resta un film che a distanza di vent’anni si vede volentieri perché riesce a mostrare uno spaccato di società italiana alla fine degli anni Novanta. L’istituzione del matrimonio si sta sfaldando, le coppie scoppiano, gli uomini sono sempre più a caccia di prede giovani, le donne cercano di sistemarsi con ricchi maturi e l’amicizia pare un finto valore. Qualcosa è cambiato? Forse in peggio. Il merito di Calà è quello di fotografare un’epoca.
Gordiano Lupi