Il rapporto oggi diffuso dalla Caritas Italiana sul problema del narcotraffico internazionale, con un focus sulla situazione argentina, sostiene che le politiche di repressione, tentando di stroncare il mercato criminale dal lato dell'offerta, non hanno raggiunto i propri obiettivi.
Da questo fallimento, il rapporto trae una prima condivisibile conclusione, quella della necessità di potenziare le politiche di aiuto, assistenza e accoglienza dei consumatori di droghe. Si tratta di una posizione che da tempo le associazioni del mondo cattolico e le stesse organizzazioni ecclesiali meritoriamente difendono contro i sostenitori di una linea ferocemente proibizionista e 'punizionista', che purtroppo anche in Italia ha trovato applicazione prima con la legge Jervolino-Vassalli, poi con la Fini-Giovanardi, con il solo risultato di riempire le galere di tossicodipendenti.
Queste stesse considerazioni, con riferimento alla cannabis, dovrebbero però anche suggerire l'opportunità di associare alla decriminalizzazione dei consumatori l'istituzione di un mercato legale e regolamentato, che renda concretamente possibili interventi di informazione e dissuasione analoghi a quelli sperimentati su tabacco e alcol, due droghe legali che, a differenza di hashish e marijuana, fanno decine milioni di morti all'anno in tutto il mondo.
Se la cannabis rimarrà proibita, anche i consumatori finiranno per vivere in un mondo proibito, dominato dalla legge criminale. Peraltro, come è sempre più evidente, solo in un mercato legale sarà possibile controllare la qualità e le conseguenze delle sostanze consumate e l'efficacia delle politiche di contrasto all'abuso.
Benedetto Della Vedova