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Lidia Menapace. Due politiche differenti, non incompatibili
03 Settembre 2016
 

Non riesco a farmi capire, cercherò ora di spiegarmi.

La nomina del Commissario per la ricostruzione dopoterremoto è un intervento doveroso, ma appartiene all'emergenza; ed è giusto che il Governo indichi una persona, anche facendo riferimento alle prove già date in proposito.

Resta assolutamente senza risposta il problema della riduzione del danno, che è la vera politica da tempo sperimentata in questo campo, la politica antisismica vera e propria, che richiede altri atteggiamenti propositi progetti programmi investimenti. Altri, non necessariamente più grandi o costosi.

Incominciamo a dire che la cosa insopportabile di questo terremoto è l'alto numero delle vittime, dato che la riduzione del danno si sostanzia per l'appunto nella riduzione delle vittime, come dimostrano le notizie di tutti i terremoti in quei paesi che appunto praticano tale politica.

E che incomincia istruendo l'intera popolazione sui comportamenti utili. Per far più svelto e chiaro riprendo dalla memoria sperimentata e racconterò come avveniva questa informazione e addestramento quando ero alle scuole elementari, a Novara, mia città natale, negli anni trenta del secolo scorso. Novara non si trova in una zona da terremoti: nessuno dei nonni nonne bisnonni bisnonne, e nemmeno la mia famiglia aveva mai sentito un terremoto: ma la maestra diceva che poteva capitare che ci trovassimo in un luogo esposto al rischio di terremoto perché ci eravamo trasferiti, oppure perché ci eravamo arrivati come villeggianti o turisti (ciò è avvenuto per molti ad Amatrice). Nell'edificio scolastico e nell'aula ci veniva data ogni informazione sui muri maestri e fatta bene imprimere. Al segnale di allarme, ad essi ci si addossava e accostavano anche cattedra tavoli banchi, ci si accucciava sotto di essi, sicché se fosse caduto il soffitto avremmo avuto una protezione sul capo, ma soprattutto i mobili avrebbero conservato un cubo d'aria consentendoci così di respirare e di non morire di soffocamento per mancanza di ossigeno e inalazione di polvere. Lasciato accadere questo, bisognava poi capire quanti eravamo e dovevamo incominciare a gridare in coro frasi tipo: qui ci siamo in 5 o 6 o quanti eravamo ecc. ecc.; poi aspettavamo le ricerche. Si tratta di cose non costose né difficili, ma si è ormai sperimentato che sono molto efficaci. È tutto e non costa quasi nulla e può salvare molte vite. Credo appartenga a una tradizione popolare, se ad Amatrice una bambina si è salvata perché la nonna l'ha spinta sotto il letto.

 

Lidia Menapace


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