Firenze – È prevista per il 1° settembre un'anticipazione in Toscana dell'apertura della caccia, mentre per l'apertura vera e propria bisognerà attendere la terza domenica di settembre, con termine il 31 gennaio. Queste sono le date tradizionali, visto che la caccia di selezione agli ungulati* si svolge per tutto l'anno.
Siamo nel 2016, in un Paese come l'Italia, con 60 milioni di abitanti, autosufficienza alimentare e molto surplus esportato… e ancora ci sono i cacciatori (pare 80.000 nella sola Toscana, terra particolarmente popolata da queste persone). Cacciatori che uccidono per sport, ovviamente, e non per il motivo per cui la caccia è nata (procacciamento della carne per alimentarsi), e che per noi oggi non ha più senso. Ma lo sport è sport, e per alcuni non ci sono limiti che tengano, anche se si tratta di ammazzare essere viventi. Certo, se si trattasse di pratica e di divertimento di tiro col fucile, non mancherebbero occasioni per farlo, come anche avviene alle Olimpiadi, dove non si vincono medaglie ammazzando animali, ma solo dimostrando la propria capacità di mano ferma, di mira e di precisione. Ma la caccia non c'entra nulla con questo, perché si tratta di dimostrare a se stessi e agli altri la propria sportività ammazzando animali: inutilmente, visto che non servono per l'alimentazione.
Inoltre, chi sta in campagna, si prepari a sopportare l'invasione delle proprie proprietà (a meno che non siano recintate, ma spesso i recinti vengono “ignorati”) da parte dei cacciatori: la legge consente loro di farlo. E quindi è frequente che ci si ritrovi con proiettili vaganti sotto le finestre delle proprie case e/o con i rumori dei “rambo cacciatori” che passano impunemente nelle proprie proprietà, fin dalle prime luci dell'alba. È incredibile, ma abbiamo una legge del genere che anche dei referendum non sono stati in grado di abrogare, perché non consentiti dalla Corte Costituzionale.
Certamente c'è un indotto economico che vive e prospera nel settore, e se la caccia non ci fosse entrerebbe in crisi (è questo anche uno dei motivi dei cacciatori per giustificare la loro esistenza), ma il mondo cambia e le consuetudini barbare è bene che siano modificate anche con la conversione economica degli specifici settori. E non sarebbe neanche tanto difficile, visto che i cacciatori potrebbero sparare senza ammazzare nelle varie competizioni sportive, anche se non godrebbero del piacere di uccidere e del loro rapporto col sangue delle vittime, nonché coi cani addestrati alla bisogna.
Secondo noi, il grado di civiltà di un Paese si misura anche con l'esistenza o meno della caccia. E dove la caccia esiste, crediamo si possa serenamente parlare di inciviltà. Quel che ci stupisce (siamo volutamente ingenui) è che il legislatore, interessato ai voti dei cacciatori, fa finta che il problema non esista. Mentre i cacciatori e le loro associazioni ci inondano di cose tipo “equilibrio della biodiversità”. Che molti cacciatori siano rispettosi della natura è vero senza ombra di dubbio, ma a nostro avviso commettono un errore: gli equilibri, il rispetto, l'amore per la natura, se passano attraverso il sangue dei propri componenti… c'è qualcosa che non torna. E ripetiamo, siamo nel 2016, non nel 1816!!
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
* A questo link per farsi un'idea di cosa sia, visto dalla parte dei cacciatori.