30 Agosto 2016
«Voglio farle una domanda, disse il dottor Cardoso, lei conosce i médecins-philosophes? No, ammise Pereira, non li conosco, chi sono? I principali sono Théodule Ribot e Pierre Janet, disse il dottor Caruso, è sui loro testi che ho studiato a Parigi, sono medici e psicologi, ma anche filosofi, sostengono una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere “uno” che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un’illusione, peraltro ingenua, di un’unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone. Il dottor Cardoso fece una piccola pausa e poi continuò: quella che viene chiamata norma, o il nostro essere, o la normalità, è solo un risultato, non una premessa, e dipende dal controllo di un io egemone che si è imposto nella confederazione delle nostre anime, nel caso che sorga un altro io, più forte e più potente, codesto io spodesta l’io egemone e ne prende il posto, passando a dirigere la coorte di anime, meglio la confederazione, e la preminenza si mantiene fino a quando non viene spodestato a sua volta da un altro io egemone, per un attacco diretto o per una paziente erosione».
Il libro Sostiene Pereira di Antonio Tabucchi pubblicato nel 1994 nella collana “I Narratori” di Feltrinelli, trovato nella libreria di Alberto in questo agosto urbano, mi ha fatto incontrare Pereira, giornalista portoghese, vedovo che parla alla foto della moglie, sovrappeso che mangia omelette unte e beve limonate riempite a metà di zucchero, che si è occupato per trent’anni di cronaca nera e che nel 1938 decide di dedicarsi alla pagina culturale del Lisboa. Pubblica le sue traduzioni di racconti francesi (il penultimo sarà uno dei capitoli dal Journal d’un curé de campagne di Bernanos) perché sostiene che la vera vita sia nella letteratura. E pensando ad una pagina di necrologi per gli intellettuali affiderà a Francesco Monteiro Rossi – di cui legge una parte della sua tesi sulla resurrezione dell’anima e del corpo, (a cui va dedicandosi nei suoi pensieri da una vita) – la preparazione di articoli che celebreranno la morte degli uomini di cultura. L’incontro tra Pereira e Rossi sarà uno scontro di prospettive, commiste di passati e di futuro, di conservazione e di investimento, di staticità e di frenesia, in un momento storico tra il salazarismo portoghese e le spinte esterne della guerra spagnola, del fascismo italiano e del nazismo tedesco che finiranno per fare anche la storia del singolo.
«(...) E allora decise di scegliere lui un tono arrogante e rispose: io non dipendo dal mio direttore nelle mie scelte letterarie, la pagina culturale la dirigo io e io scelgo gli scrittori che mi interessano (...), sostiene Pereira».
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