Ho trovato importanti le parole pronunciate a Radio Radicale dal presidente dell'Autorità Anti Corruzione Raffaele Cantone (foto) sulla opportunità di una “legalizzazione intelligente” della cannabis.
La sua è un'altra voce autorevole a favore di una legalizzazione pragmatica della cannabis, che prenda atto del fallimento delle politiche proibizioniste e governi il passaggio dal mercato criminale di massa odierno a una ferrea regolamentazione in grado di tagliare profitti alle mafie nazionali e internazionali, di garantire controlli sanitari sulle sostanze consumate, di rendere credibile il contrasto al consumo dei minori, di liberare forze di polizia e magistratura per reati di maggior allarme sociale e di garantire ingenti entrate fiscali per lo Stato.
Questo è l'impegno portato avanti dall'Intergruppo Cannabis legale con la proposta di legge discussa a Montecitorio lo scorso 25 luglio, ora tornata in Commissione a causa delle migliaia di emendamenti ostruzionistici ma che dovrà tornare in aula per il voto.
Noi sappiamo cosa vogliamo fare, perché e con quali obiettivi. I proibizionisti non hanno strategia, se non quella di difendere uno status quo fallimentare.
E non hanno nemmeno la coerenza di proibire alcool e tabacco, droghe legali che provocano danni socio-sanitari ben maggiori di quelli legati al consumo di cannabis.
A chi parla di etica mi permetto di chiedere: cosa è preferibile, tollerare questa illegalità diffusa come nulla fosse, oppure prendere atto della realtà, legalizzare alcuni comportamenti e punire efficacemente chi non rispetta le regole?
Benedetto Della Vedova