Si è aperta, finalmente, in Italia “David Bowie is”, una delle mostre di maggior successo degli ultimi anni realizzata dal Victoria and Albert Museum di Londra (V&V), la prima retrospettiva dedicata alla straordinaria carriera di David Bowie, uno degli artisti più audaci, influenti e innovativi nel panorama musicale contemporaneo.
“David Bowie is”, partita da Londra nel 2013, dopo essere stata a Chicago, San Paolo, Toronto, Parigi, Berlino, Malbourne e Groningen, si è aperta al pubblico fino al 13 novembre 2016 al MAMbo –Museo d’Arte Moderna di Bologna. La mostra celebra la prolifica carriera di David Bowie che, con 145 milioni di dischi venduti, è riuscito in cinque decadi a perseguire in modo duraturo l’innovazione senza mai tradire se stesso e il suo pubblico. Il percorso si sviluppa attraverso contenuti “multimediali” che conducono il visitatore all’interno del processo creativo del Duca Bianco e descrive come il suo lavoro abbia caratterizzato i più ampi movimenti nell’ambito dell’arte, del design, del teatro e della cultura contemporanea. Il ritratto che emerge è quello di un artista capace di osservare e reinterpretare la società contemporanea con uno sguardo innovatore lasciando tracce indelebili nella cultura visiva e pop.
I curatori della mostra del V&V Victoria Broackes e Geoffrey Marsh hanno selezionato più di 300 oggetti dell’archivio personale del musicista tra cui: L’outfit di Ziggy Stardust (1972) disegnato da Freddie Burretti, fotografie di Brian Duffy; le creazioni sgargianti di Kansai Yamamoto per il tour di ‘Aladdin Sane’ del 1973, il cappotto con Union Jack disegnato da Bowie assieme a Alexander McQueen per la cover dell’album Earthling (1997), le artistiche cover degli album realizzate da Guy Peellaert e Edward Bell e del penultimo album The Nex Day (2013); estratti di video e performance live come The Man Who Fell to Eart, video musicali i testi originali delle sue canzoni scritti a mano, spartiti musicali che denotano la sua evoluzione creativa e musicale, e alcuni dei suoi strumenti.
I due curatori concludono la prefazione del catalogo della mostra (in Italia edito da Rizzoli) affermando: «Il catalogo musicale di Bowie, insieme al suo archivio, ci fornisce materiale fantastico per un’esposizione, ma solo in parte riesce a spiegare il ruolo iconico e la condizione di crescita continua dell’artista. La restante parte del quadro si trova nei cambiamenti del mondo intorno a noi e in noi stessi, il suo pubblico».
La mostra è tematicamente suddivisa in tre principali sezioni:
La prima introduce il pubblico ai primi anni di vita e della carriera di David Bowie nella Londra del 1960, risalendo man mano fino al punto di svolta del singolo ‘Space Oddity’ datato 1969. Tra le perle in mostra LP dei suoi eroi musicali come Little Richard, gli schizzi degli allestimenti del palco e i costumi creati per i suoi gruppi giovanili Kon-RADS e The King Beer. Particolare attenzione è posta, appunto, sul primo grande successo di Bowie, ‘Space Oddity’, e sul personaggio di fantasia Major Tom, protagonista del brano, che sarebbe stato visitato da Bowie in ‘Ashes to Ashes’ (1980) e ‘Hallo Spaceboy’ (1995). Il visitatore è accompagnato anche all’interno del processo creativo di David Bowie, la sezione rivela, infatti, le differenti fonti d’ispirazione che hanno dato forma alla sua musica e allo stile delle sue performance: dal surrealismo tedesco alle performance giapponesi del Kabuki.
La seconda si concentra invece sul processo creativo di Bowie nella genesi degli album e nell’elaborata progettazione dei suoi shows incentrati su personaggi e racconti romanzati. Il 1972 è l’anno di svolta con la nascita della sua creazione più famosa: Ziggy Stardust, l’umana manifestazione di un essere alieno che tanta influenza ha avuto nella cultura pop. In esposizione l’abito multicolore originale indossato per la fenomenale esibizione di ‘Starman’ a Top of the Pops nel 1972, i costumi da The 1980 Floor Show (1973), ritagli di stampa e materiale che evidenziano le trasformazioni stilistiche di Bowie e la sua influenza sulla mobilità sociale e l’emancipazione gay.
La terza sezione, della stessa dimensione delle precedenti, immerge il pubblico nello spettacolare mondo dei grandi concerti live di Bowie. In quest’ultima parte, le presentazioni audio e video di grandi dimensioni sono accoppiate all’esposizione di diversi costumi di scena e materiali originali dell’artista. Uno spazio audio visivo che sommerge il visitatore e presenta alcuni dei video più ambiziosi di Bowie tra cui ‘DJ’ (1979) e ‘The Pops’ del 1973. La mostra si conclude con una serie di fotografie realizzate da fotografi del calibro di Helmut Newton, Herb Ritts e John Rowlands.
I ritratti si affiancano a un collage di proiezioni che illustrano effetti visivi contemporanei e nella cultura virtuale.
Maria Paola Forlani