Alcune Ong che operano in Siria, tra cui il Syrian Network for Human Rights hanno lanciato un allarme rivolto ai cittadini di Aleppo che si trovano nella zona assediata dall’inizio di giugno.
«Non lasciate le vostre case per raggiungere i valichi indicati dal ministro degli Esteri russo e dal regime siriano sui volantini lanciati il 28 luglio dagli elicotteri militari sulle aree residenziali. Tutti coloro che raggiungeranno i valichi, verranno fermati dalle forze governative e subiranno arresti, torture e persino la morte».
La preoccupazione delle Ong è che si ripeta ad Aleppo la stessa tragedia che si è consumata a Homs nel maggio 2014, dove dopo quasi due anni di assedio, il regime ha consentito ai civili stremati di lasciare i quartieri circondati. Circa 750 tra donne e uomini sono stati così fermati ai valichi, condotti nelle carceri, torturati e uccisi, senza mai avere un processo.
«I valichi umanitari sono sicuri», si legge in un comunicato del Snhr, «solo se ci sono gli osservatori dell’Onu o della Croce Rossa e se ci sono le telecamere di televisioni indipendenti che documentano il passaggio dei civili».
Già dalle prime ore dell’annuncio dell’apertura dei valichi, le forze aeree hanno bombardato il passaggio a Bostan Al Aqasr e quello a Saif Al Dawla. L’ennesima conferma, secondo gli attivisti per i diritti umani, che i valichi sono delle trappole per i civili nelle zone assediate dalle forze governative e dalle milizie del Syrian Democratic Forces, il ramo siriano del Partito dei Lavoratori Curdi. I valichi aperti sono a Bostan Al Qaser neighborhood passage – Al Masharqa, Al Shamali circle passage – Al Layrmoun circle, Al Shaikh Saed mosque passage – Al Hader neighborhood, Saif Al Dawla garden passage – Damascus-Aleppo highway.
Sono oltre 300mila i civili che vivono nella zona assediata, dove i bombardamenti governativi e quelli dell’aviazione russa, dall’inizio di luglio hanno ucciso almeno 183 persone, tra cui 48 bambini.
Asmae Dachan
(da Diario di Siria, 31 luglio 2016)