È particolarmente intensa l’attività del Centro di studi storici valchiavennaschi presieduto da Guido Scaramellini. Oltre al Clavenna, volume spettante ai mille soci dell’associazione e contenente una quindicina di articoli incentrati sulla storia e l’arte della Valchiavenna, in queste ultime settimane sono usciti altri tre libri.
Con premessa di Germano Caccamo, il primo volume è edito in collaborazione con il Gruppo di ricerca Antacüch ed è incentrato sulle pergamene di Villa di Chiavenna dei secoli XIV-XVI. Il libro è stato curato da Marta Luigina Mangini, che ha pure trascritto le pergamene, e raccoglie i testi degli antichi documenti conservati nell’archivio parrocchiale e in quelli privati del comune bregagliotto alle porte della Svizzera. Grazie alle preziose trascrizioni della dottoressa Mangini e ai regesti delle pergamene, nella lettura del libro il lettore sarà coinvolto nell’avvincente storia di Villa tra la fine del Medioevo e l’inizio dell’età Moderna.
Curata da Guido Scaramellini, la seconda pubblicazione si deve a Diego Giovanoli, già soprintendente ai monumenti del Canton Grigioni, il quale si sofferma sui giardini storici da Maloja a Chiavenna. La storia dei giardini dell’aristocrazia locale inizia nel Cinquecento, si sviluppa essenzialmente nel Settecento e recupera nell’Ottocento con il turismo. Tra il XVI e il XVIII secolo era consuetudine per le famiglie della locale aristocrazia acquistare pezzi del tessuto medioevale per costruire le loro grandi case con giardino all’interno dei nuclei storici. Tra queste famiglie troviamo i Pestalozzi, i Salis e i Lumaga a Chiavenna, i Vertemate a Piuro, i Pollavini a Villa e i Salis a Soglio e Bondo. In ogni epoca il giardino è elemento estetico e spazio irrinunciabile dell’economia domestica delle case signorili.
Il terzo libro porta la firma del docente di storia economica all’Università cattolica di Milano Luciano Maffi ed è stato pubblicato con il Museo della Via Spluga e della Val San Giacomo di Campodolcino diretto da Enrica Guanella. Nel volume si ripercorre la storia dei commerci e dei trasporti attraverso il passo dello Spluga nel Settecento. L’autore si sofferma sugli spedizionieri, tra cui i Massner di Coira, sulla mitica tratta Milano-Lindau. Singolare il recupero di due documenti della prima metà del Settecento, trovati vent’anni fa nell’intercapedine di una “stüa” nella frazione di Corti a Campodolcino da Paolo Raineri, al quale si deve la fondazione del museo di Campodolcino e il sempre più gettonato itinerario turistico e storico della Via Spluga.
Cristian Copes