È di un amore, dunque, che si parla, che si vuole raccontare, sensuale come le ruvidità evocate, le luci che, mai troppo uguali, rendono ciò che accarezzano o schiaffeggiano, sempre un po’ diverso. Un amore sensato, anche, come il senso che di questi sguardi e di questi passi, cercati ma anche lasciati andare, i pensieri cercano, trovano e provano a trattenere e raccontare.
Ti senti talvolta preso per mano senza che questa pretenda di portarti solo dove ha previsto di portarti. Ti sostiene e ti accompagna, – perché non dovrebbe farlo una mano? – ti indica direzioni, profondità, ma non le impone e non fa nitidi contorni né troppo scanditi i tempi dello sguardo, suggerisce risonanze senza chiederti di spiegarle.
Una città non si mostra a occhi pigri o costretti, si nasconde e serba i suoi angoli e le pieghe delle sue facciate per un flâneur che non litiga col tempo.
Difficile dire se è il viandante o quello che il suo passo percorre e il suo sguardo raccoglie, a fare il primo attore.
Forse è l’eco di questo dialogo prima silenzioso e poi sussurrato a raggiungerci, se riusciamo, in silenzio, a sentire un richiamo che ci invita a passeggiare fuori e dentro di noi, affidando ai passi il ritmo di una saggezza ritrovata.
Di tutt’altro tono, ma credo in piena sintonia, sono le parole nelle quali ho inciampato nei medesimi giorni in cui mi immergevo nello studio e nelle riflessioni sullo spazio e incontravo i “LEMBI”. Un incontro che avevo rimandato per non avvertirlo come esperienza doverosa e frettolosa.
«L’esperienza dello spazio urbano può avere una dimensione poetica (Bachelard, 1957, Sansot, 1988), creativa, nel senso che l’abitante o il frequentatore della città, come il poeta conosce anche attraverso sintesi personali di immagini, definisce concetti, attribuisce nomi e attraverso questa attribuzione, ricrea la dimensione sociale dello spazio. Una città può essere interpretata come un testo poetico o narrativo (Mela, 1996) che è presentato allo stesso modo a tutti, ma che ognuno può leggere a suo modo, cogliendone aspetti che può liberamente ricomporre secondo le proprie necessità e le proprie abitudini» (A. Gazzola, Sociologia dello spazio urbano, Serendecity.htm).
Piero Sacchetto
Lucia Boni, Lembi e le sette chiese
La Carmelina Edizioni, Ferrara 2016, pp. 136, € 10,00